Un tempo di guerra, tempo di disagio e sofferenza. Ricorda il suo dopoguerra il Vescovo Luigi Conti, parla di una situazione, quella di oggi, che è altrettanto dolorosa e difficile per tanta gente. Ecco allora che diventa più urgente che mai parlare e agire di carità, ricostruire una carità che sia anche fonte di gioia e di speranza. Ne ha fatto il tema della sua nota pastorale, l’ottava da quando è vescovo della Diocesi di Fermo che arriva anche nel maceratese e coinvolge il territorio attorno a Civitanova Marche, una delle città più critiche da punto di vista delle nuove povertà. Ha cercato anche una profonda riorganizzazione della Caritas il vescovo Conti, perché si faccia davvero strumento di intervento e di accoglienza dei poveri. Nuovo il direttore, don Sebastiano Serafini, nuovo il consiglio dei vicari, del tutto nuova anche la Fondazione “Caritas in veritate” che presto avrà riconoscimento civile e sarà lo strumento operativo per gestire al meglio gli interventi sul territorio, attraverso il supporto di progetti reali e significativi. “In questo momento, ha spiegato il Vescovo, abbiamo impegnato tutte le risorse a nostro disposizione, l’80% degli immobili della Diocesi è al servizio della carità e non produce reddito, il 20% è occupato dagli uffici. Le risorse su cui possiamo contare sono quelle dell’8 per mille ma già sappiamo che a livello nazionale arriveranno 115 milioni di euro in meno. Abbiamo però chiesto, come Vescovi, che non si tocchino le risorse destinate alla carità che sono oggi particolarmente necessarie”. Nel periodo tra il 2006 e il 2012 sono stati destinati per la carità complessivamente 3.610.043 euro, di cui 300 mila raccolti con la Quaresima della carità e il resto con l’8 per mille dell’Irpef. La maggior parte delle risorse è andata a sostenere le attività delle Caritas sul territorio ma quasi 900 mila euro sono stati impiegati per le opere di carità. Il Vescovo è intervenuto personalmente a sanare 59 situazioni a rischio sfratto ma tante altre se ne presentano ogni giorno. “Quello che è accaduto a Civitanova Marche, il suicidio di tre persone per disperazione, chiama in causa tutti. Quella è una zona in cui il disagio non si vede ma c’è, posti come Civitanova, Morrovalle, Montecosaro, sono oggi estremamente a rischio. Noi abbiamo il dovere della prossimità, siamo responsabili dei nostri fratelli e dobbiamo far emergere quel disagio. Nel fermano, come a Civitanova, sono tante le attività di supporto al disagio ma quello che dobbiamo costruire è la gioia, la speranza nel futuro. Ho visto in questo una risposta straordinaria delle persone e dei volontari e sono ottimista”. L’amore va elargito senza chiedere nulla in cambio, ‘si spreca’ e allora darà dei frutti perché senza carità non si può essere cristiani, ha raccomandato il Vescovo: “Incontreremo gli Ambiti sociali per capire come coordinare gli interventi ed essere sempre più efficaci. C’è gente che grida e noi non ci possiamo sottrarre, non teniamo nulla in cassa che non venga destinato ai poveri e continueremo a fare così, io sono figlio della guerra e so che la sofferenza di oggi è simile a quella di allora. Non si può essere sordi a quelle grida”. Un pensiero per i giovani, finiti dentro un disagio che c’è ma che qualche volta non si coglie. Il Vescovo Luigi Conti ha parlato della necessità di fare in fretta, per arrivare anche al cuore dei nostri ragazzi: “Spero di riconsegnare al più presto alla città l’oratorio del San Carlo, per dare ai ragazzi un approdo sicuro, uno spazio per fare laboratori, attività sane, per stare insieme, per occupare la pausa pranzo e non lasciarli a vagare in giro per la città”. E ancora, c’è il progetto del Villaggio della felicità, per dare accoglienza alle famiglie in difficoltà, iniziativa nata da un sogno di don Vinicio Albanesi che sta prendendo forma nella zona della Pompeiana, a Fermo. Non basta più Casa Betesda, nella parrocchia di Sant’Antonio, per dare ricovero a tutte le persone che hanno bisogno di un tetto e di un futuro. L’altro progetto concreto è in via Parini, a Civitanova Marche. C’è un palazzo di proprietà della Diocesi che il Vescovo vuole destinare a casa di accoglienza, ci sono i fondi a disposizione per la ristrutturazione, il progetto è già pronto, occorre trovare solo il modo per partire per dare nuove risposte a situazioni di disagio grandi e complesse. Quando il vescovo a Civitanova ha chiesto di incontrare gente di buona volontà disposta ad impegnarsi per i poveri sono arrivati quasi in 300, nella Chiesa di San Pietro, tutti disposti a sanare il malessere che si nasconde nel cuore delle persone: “Quando Dio chiese a Caino dove fosse suo fratello, Caino rispose con un’altra domanda: ‘Sono forse il custode di mio fratello?’. Oggi la risposta è sì, siamo i custodi dei nostri fratelli e non possiamo più tollerare che la disperazione resti muta e solitaria. Oggi abbiamo creato una sorta di osservatorio permanente sulla povertà, perché la sofferenza nascosta va invece condivisa e supportata”. Angelica Malvatani