La società in cui viviamo ci induce a continui e veloci cambiamenti ma nella scuola occorre tempo, per insegnare occorre tempo, per apprendere occorre tempo.
Serve tempo al docente per conoscere l’alunno e soprattutto serve all’alunno tempo per avvicinarsi alla conoscenza di sé e alla conoscenza del mondo.
Serve il tempo allo scienziato per capire, per commettere errori ed imparare da essi, anche se nel laboratorio il mondo della Natura viene riprodotto in un tempo artificiale soggetto a numero, a peso e misura, ridotto ad ambito presunto, atemporale e aspaziale, asettico, lontano, distante.
Lo Stato, che progressivamente sta riorganizzando le procedure della Pubblica Amministrazione con l'uso dell'informatica ed in particolare di Internet, promuove nuove modalità di interazione con i cittadini e le imprese. La recente introduzione della firma digitale come requisito per la presentazione di atti amministrativi ne è un esempio. Saper utilizzare le nuove tecnologie non è semplicemente un'ulteriore opportunità accanto alle altre, ma al contrario rappresenta un elemento necessario per abitare lo spazio della vita pubblica, per esercitare quella che possiamo chiamare una "cittadinanza digitale". E’ necessario però riprendere un percorso di crescita che valorizzi nuovi metodi e strumenti su basi più solide e razionali.
Come un bambino apprende a scrivere, a far di conto e a leggere? Quanto tempo occorre al discente per appropriarsi di un codice che permetta di selezionare una esperienza e farne una base di appoggio per le successive acquisizioni?
Quante volte portiamo allo studente, già saturo di immagini e contenuti da digerire, contenuti da apprendere, che non riescono a penetrare ?
Possiamo valutare la capacità di apprendere dal riconoscere e definire un problema, dal saper trovare un procedimento o più procedimenti per approcciarlo, dal saperne fare una rappresentazione definita che contenga chiaramente le definizioni del problema, dal formulare le strategie per risolverlo, dal conoscere e collocare le nostre reali risorse per attuare la risoluzione,dal controllare le soluzioni, dal valutarle.
Pensiamo all'ultimo film di T. Hooper "Il discorso del Re", nel film il limite della balbuzie viene superato con l’acquisto di una sicurezza interiore, il maestro agisce coscientemente sul suo parlato, sulla sua parola e lavora per migliorarla nella forza e nella forma, ma ha bisogno di tempo. Quando si propongono metodologie di insegnamento diverse dalla tradizionale lezione frontale, i docenti dicono: “il brain storming e il cooperative learning sono molto utili e generano un apprendimento significativo ma servirebbe molto più tempo…”.
Non è meglio lasciare più tempo allo studente per imparare ad imparare piuttosto che svolgere “Tutto il programma” ?
Non è meglio affinare le nostre lezioni e il nostro piano di studi, ponendoli più in sintonia con il tempo biologico dello studente?
Gli studenti oggi non hanno tempo, devono essere bravi nello sport, nella musica, nello studio, sembrano “vecchi precoci”; la loro imitazione dell'adulto, a volte, soffoca l’infanzia e la generosa creatività che racchiude.
Presso i latini, il termine Ozio (derivato dal latino"otium") indicava un'occupazione principalmente votata alla speculazione intellettuale, attività di fatto riservata alle classi dominanti, in contrapposizione al concetto di “negotium”, inteso come occuparsi (più per necessità che per scelta) dei propri affari.
Oggi tutti i media, la pubblicità, i modelli che ci vengono proposti sono assolutamente lontanissimi dal concetto di “otium” che tende naturalmente al miglioramento interiore; esso è intimamente connesso con il concetto di “essere”, troppo spesso oggi sostituito dai concetti di “avere” ed “apparire”.
Dovremmo riscoprire l’otium leggendo un libro, andando al cinema o al museo, guardando un film,... insomma privilegiando le attività intellettuali e ritrovando così il piacere di lavorare per se stessi.
Riporto questa poesia di Manuela de Angelis da dedicare a tutti i docenti e studenti.
Vorrei donarti tempo Vorrei donarti tempo, più d'ogni altra cosa tempo per lasciar scorrere dall'animo gli ingorghi di senso che indeboliscono il tuo respiro.Vorrei donarti tempo che diviene spazio in una immagine che si allunga e si distende nella tua mente ed il paesaggio che inizialmente stenta a definirsi, si articola e si muove, fra colline boschi e cascatelle, fra suoni di usignoli e cinguettii trillanti, fra criniere di unicorni ingentilite.
Vorrei donarti un tempo che non conosce angoli, ma smussa e va di onda in onda, nello spazio infinito del tuo cuore, vorrei donarti tempo per rintracciare la geometria sottile che è nel mare dentro la madreperla, come nel guscio antico, per osservare le corna di cervo ed i suoi tendini, la sua fierezza e il suo occhio languido.
Vorrei che tu passassi nella via ogni giorno con uno sguardo nuovo, come se fosse la prima volta che vi entri, vorrei veder la Luce nel tuo sguardo rasserenato dal tempo del futuro, entrare in singolar tenzone con la paura che ha radici antiche e ti morde la gola come un furetto messo in un luogo che non gli appartiene.
Margherita Bonanni .