Prendetevi 3 minuti per guardare questo video tratto dal sito dell’OCSE
Ci racconta in maniera efficace gli effetti della globalizzazione sulla distribuzione mondiale del reddito. L’Europa e l’Occidente sono già avviati a perdere il dominio economico acquisito nei due secoli a partire dalla rivoluzione industriale e dalle grandi conquiste coloniali. La classe media crescerà enormemente ed in maniera più equa.
E’ uno dei megatrend (insieme con l’invecchiamento della popolazione, l’interconnessione planetaria attraverso la rete, il dominio crescente delle bio e nanotecnologie, la concentrazione della popolazione in megalopoli) che stanno già ridefinendo radicalmente i modelli di vita e convivenza umana.
Sono scenari di lungo periodo, ma già in opera.
Alle economie mature dell’Occidente, abituate al benessere, dicono tuttavia due cose semplici e chiare sin da ora:
- le grandi opportunità di crescita e ritorno sugli investimenti sono in gran parte altrove. I capitali (compresa la ricchezza degli occidentali) saranno sempre meno attratti da economie stagnanti e governi fiscalmente irresponsabili. Hanno di meglio da scegliere. Per questo per l’Italia non c’è alternativa alla riduzione del debito ed alla gestione in equilibrio dei conti. L’abbiamo già visto con la crisi dello spread e vende fumo, a destra come a sinistra, chi pensa ancora al debito come leva della crescita.
- l’emergenza di soggetti economici come Cina e India, che comprendono miliardi di persone, impone all’Europa una maggiore integrazione. Oggi il bilancio dell’Unione assorbe l’1% del PIL dei paesi aderenti. Il governo federale degli Stati Uniti il 25. Molti aspetti (infrastrutture, innovazione, regolamentazione dei mercati del lavoro e dei capitali, diritti civili, politiche anticicliche e monetarie, tra gli altri) dovranno essere gestiti dall’Unione per avere un impatto significativo sulla crescita. I singoli Stati e le loro classi dirigenti devono rinunciare agli orticelli, o rischiano una cacofonica irrilevanza.