Don Cesare Celsi, nato a Monte Urano nel 1904 e scomparso a Porto San Giorgio nel 1986, è stato sicuramente uno dei protagonisti più vivaci del mondo musicale italiano del dopoguerra, un musicista che andrebbe rivalutato per l’interesse e la qualità delle sue composizioni, soprattutto sacre e corali.
Ordinato sacerdote nel 1927, cappellano per alcuni anni a Civitanova, studiò musica a Roma dove si diplomò in composizione sacra e canto gregoriano presso il Pontificio Istituto di musica sacra, e a Bologna, dove ottenne il diploma di composizione presso il Conservatorio «G.B. Martini». In quegli anni ebbe come maestri musicisti di nome come Refice, Pizzetti, Casimiri. Celsi visse in un’epoca di forti cambiamenti nel mondo della composizione musicale, soprattutto nell’ambiente sacro.
Fu compositore prolifico, e si distinseper la novità del linguaggio musicale, firmando alcune composizioni trasmesse per radio sin dal 1940. Egli si fece notare per originalità compositiva e per genialità espressiva, tanto da farsi definire dalla stampa musicale del tempo come un «tra i più significativi della moderna generazione».
Fu autore di musica sacra e teatrale, di musica sinfonica, corale e da camera. Fra le composizioni sinfonichepiù note, meritano una distinzione Super flamina babilonis per coro, voci soliste e orchestra, eseguita nel 1961 dall’Orchestra e Coro della Rai di Milano, il «Grande Concerto sinfonico», le due opere Paesaggio e Ombre e luci. In campo teatrale compose nel 1966 l’opera lirica L’attesa, che andrò in scena anche al teatro dell’Aquila di Fermo.
Notevolissima la produzione di musica sacra (si contano ben ventidue «messe», oltre a partiture per organo, organo e voci, coro, orchestra da camera, grand’orchestra). Diresse più volte da Loreto, in televisione, la messa Virgo Lauretana, e negli anni sessanta lesue opere vennero diffuse e trasmesse in più occasioni da radio e tv nazionali in Europa e persino in America. Per decenni insegnò musica ai seminaristi di Fermo, garantendo il mantenimento della tradizione musicale secolare di Fermo legata alla Cappella musicale della Metropolitana.
Purtroppo già negli ultimi anni della sua vita, in epoca post-conciliare, maggiormente dopo la sua scomparsa, le sue composizioni sono state dimenticate, forse perché appartenenti a un genere musicale nel frattempo superato. Ma la sua grande produzione andrebbe ristudiata e riproposta all’ascolto, rappresentando un patrimonio musicale non indifferente. Ciò consentirebbe la valorizzazione di un personaggio importante, troppo presto dimenticato.
Giovanni Martinelli