La vita di Clara Anastasia Novello, celebrato soprano nella prima metà dell’800, fu a suo modo un romanzo. Nata a Londra il 10 giugno 1818 dal musicista Vincent (figlio di un emigrato piemontese, fu un apprezzato musicista, ma soprattutto un manager, fra i promotori della Philarmonic Society, nel 1811 fondò e diresse l’omonima nota casa editrice musicale) ebbe da subito un destino artistico. Clara fu avviata bambina alla studio della musica da Edward Holmes, allievo del padre, e all’età di undici anni fu mandata a studiare a Parigi all’Istituto reale di musica religiosa (non dimentichiamo che a quel tempo il padre era organista di cappella a Londra, egli stesso decoroso compositore chiesastico) ma vi rimase appena un anno, preferendo, durante i moti parigini del 1830, tornare a Londra e proseguire nel perfezionamento della voce. Il suo debutto come solista avvenne, per iniziativa del padre, a Windsor, nella Missa Solennis op. 123 di Beethoven. L’anno successivo cantò al Three Choirs Festival di Worcester, nel 1834 al Royal Musical Festival nella cattedrale di Westminster, e nel 1837 fu tra le voci soliste nell’oratorio sacro San Paolo di Mendelssohn nella nuova sala della musica di Birmingham, probabilmente presente lo stesso autore, che le organizzò una serie di applauditi concerti in Germania con l’orchestra del Gewandhaus di Leipzig. Qualcuno ha voluto anche dire che fosse lei la Clara alla quale Robert Schumann dedicò nel 1838 le Novellette op. 21. Lo scrittore e biografo Charles Lamb le dedicò il pometto To Clara N. Successivamente la Novello venne in Italia verso il vero debutto nel mondo della lirica (fino ad allora aveva interpretato solo musica sacra) e nel 1841 cantò nella Semiramide di Rossini a Bologna. La dolcissima voce della sig.ra Clara Novello destò tali commozioni specialmente ne’ versi del suo “a solo” da commuovere anche le anime più dure scrisse nel marzo successivo il periodico bolognese Teatro Arti e Letteratura recensendo lo Stabat Mater organizzato dallo stesso Rossini all’Archiginnasio. Gli impegni successivi la portarono in giro per l’Italia e anche al Teatro dell’Aquila di Fermo. Avvenente, ammirata per la soavità della voce, ma anche per bellezza e portamento, conobbe e si innamorò del giovane nobile fermano Giovan Battista Gigliucci, che sposò nel 1843. Il loro fu un amore vero: Clara rinunciò al canto ma, dopo i rovesciamenti della Repubblica Romana (1849) e la compromissione del marito, costretto a lasciare l’Italia, riprese a cantare per sostenere la famiglia, fra Francia (il padre Vincent si ritirerà a morirà a Nizza) e Inghilterra. Tornata in Italia alla vigilia dell’unificazione, lasciò definitivamente le scene, rimanendo a fianco del marito, che intraprese una brillante carriera politica. Nella sua permanenza fermana collaborò con la Cappella musicale del Duomo. Clara Novello morì a Roma il 12 marzo 1908.
Giovanni Martinelli