Francesco Cellini fu un apprezzato direttore d’orchestra, e proprio grazie alla sua attività verso la metà dell’800 il Teatro dell’Aquila ebbe un rilancio e acquisì nuova fama. Fu anche uno dei più noti insegnanti di canto del tempo, apprezzato sia in Italia sia all’estero, maestro di alcune delle più belle voci della lirica ottocentesca. Nacque a Fermo il 5 maggio 1813, dunque coetaneo di Verdi e di Wagner. Comprese che la musica era la sua vera passione: dallo zio Agostino Cellini, valido sopranista della Cappella reale di Lisbona, e dal fermano Raffaele Morelli apprese i primi insegnamenti di musica, per poi trasferirsi a Bologna nella scuola di Giuseppe Pilotti, maestro di cappella a San Petronio, e infine a Napoli. Qui frequentò il Reale Collegio di musica e canto di San Pietro a Maiella sotto la guida di Saverio Mercadante, che dimostrò verso le sue qualità una particolare predilezione, e del sopranista marchigiano Girolamo Crescentini. Tornato a Fermo, Cellini mise a frutto le sue qualità e l’esperienza acquisita, seguendo la preparazione dei cori nelle stagioni del teatro dell’Aquila, ricevendo poi l’incarico di maestro coordinatore della Cappella musicale del Duomo. Nel 1842 vinse il concorso per la direzione della Cappella musicale di Urbino, lasciata libera dal serviglianese Luigi Vecchiotti, ma non accettò l’incarico per rimanere a Fermo e continuare la preparazione dei cori e la direzione d’orchestra per le stagioni liriche del teatro sperando in un incarico definitivo. Il suo impegno fu premiato nel 1856 con la nomina a Maestro di cappella della Metropolitana fermana. Cellini fu anche autore di musica sacra, purtroppo dimenticata, e fu maestro direttore in varie rappresentazioni nel teatro, ma la fama gli pervenne dall’insegnamento del bel canto. Egli stesso tenore, fu uno dei maggiori maestri di canto, seguito da allievi da tutta Italia. Alla sua scuola, che il celebre Pietro Romani non esitò a chiamare «eccellente», si formarono alcune grandi voci del tempo, su tutti i fratelli fermani Francesco e Lodovico Graziani, Enrico Fagotti, Gaetano Palloni, Giulia Marziali Passerini. Sollecitato da nuove esperienze, nel clima incerto che seguì la caduta dello Stato pontificio, nel 1860 si trasferì a Londra insieme all’allievo Antonio Giuglini e anche qui insegnando canto si procurò apprezzabile fama. Stabilitosi definitivamente a Fermo, vi continuò la sua attività fino alla fine. Morì a Fermo il 19 agosto 1873, poco dopo aver composto una delle sue opere migliori, una messa funebre, quasi presagio, come scrisse Il Giornale d’Italia, della sua fine.
Giovanni Martinelli