La scienza si fa con i fatti come una casa si fa con i mattoni, ma l’accumulazione dei fatti non è scienza più di quanto un mucchio di mattoni non sia una casa (Jules-Henri Poincarè) Il ministro Francesco Profumo, in occasione della cerimonia per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, festeggiata al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha detto che bisogna pensare a una nuova alleanza fra formazione e professione: "In questa delicata fase di discussione che riguarda il tema del lavoro, dobbiamo pensare a una nuova alleanza tra formazione e professione, nella logica di un processo che si snodi lungo tutto il corso della vita, con un'alternanza scuola-lavoro che diventi elemento anticipatorio rispetto all'invecchiamento precoce delle conoscenze''. Il ministro ha pure aggiunto:“Questo obiettivo deve partire dalla formazione, che dovrà rilanciarsi nel futuro attraverso nuovi strumenti e strategie in grado di preparare gli studenti a un ruolo di protagonisti in una società sempre più competitiva e globalizzata.” Con queste parole si è voluto giustamente mettere in evidenza il problema fondamentale della scuola italiana: la necessità di trasformare la tradizionale scuola dei saperi nell’attuale scuola delle competenze. Questo processo richiede un percorso lungo di metabolizzazione e di ri-educazione formativa del personale docente, anche perché di fronte a qualunque proposta innovativa si tende sempre a ripetere “ma è quello che è sempre stato fatto!”…”basta adeguare e sistemare le carte”. Tutto rischia di cambiare per tornare sempre come prima. La nostra scuola si è sempre caratterizzata per “l’astrattezza del sapere” e perpetuando il concetto crociano secondo cui “aritmetica e biologia non sono in rado di raggiungere le vette dello spirito”, ha assegnato alle discipline scientifiche un ruolo quasi secondario nella formazione della persona. Al contrario esse hanno un ruolo fondamentale nell’acquisizione della cittadinanza attiva per cui occorre creare un sistema educativo che partendo dal processo di apprendimento metta in essere strategie educative volte “a far costruire il sapere” e condizioni tali da portare i ragazzi a capire ed applicare nella vita quotidiana quanto appreso. A questo proposito segnalo il Convegno "Experimenta 2" che il MIUR , in collaborazione con il Comitato per lo Sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica, ha organizzato il 20 e 21 Ottobre 2011 a Roma, con lo scopo di proseguire la riflessione sull'insegnamento delle scienze nella scuola secondaria superiore. All’apertura del Convegno il prof. L. Berlinguer ha detto che l’Italia dovrebbe far proprio il motto mens et manus, già da tempo adottato dagli americani. Il dibattito ha messo a fuoco tante criticità del nostro sistema scolastico, come la mancanza di ricerca in campo didattico-educativo, un vuoto di sistema nella formazione del personale docente, la carenza di laboratori e di personale tecnico e la non collaborazione dei genitori, troppo spesso presenti a scuola solo come “sindacalisti” dei figli. Queste le linee emerse per uscire dal gap culturale: 1. Definire le azioni per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica 2. Proporre e definire progetti e azioni di sistema rivolti alla scuola e all’università 3. Proporre , in particolare, azioni e servizi per la formazione dei docenti e per il sostegno alla loro attività professionale 4. Suggerire soluzioni metologico-didattiche in vista di un miglioramento dei percorsi formativi Il percorso da seguire si può sintetizzare nelle quattro parole “chiave” proposte dal gruppo di lavoro: Creatività, Laboratorialità, Cittadinanza scientifica, Cultura della scelta.
Margherita Bonanni