Siamo in pieno periodo di Carnevale e mi è sembrato simpatico analizzare, insieme agli amici rotariani, il significato originario di questo tipo di festa. Del resto tale argomento ha interessato diversi autori, ai quali mi sono ispirato per questa considerazione e dei quali cito Giampaolo di Cocco, “Alle origini del Carnevale”, Pontecorboli Editore e René Guénon, “Simboli della Scienza Sacra”, Adelphi Editore. La prima impressione che si ha di tale “festa” è , anzitutto, quella di ‘disordine’, di ‘caos’ , nel senso più completo della parola. Viene quindi da domandarsi come mai se ne constata l’esistenza, insieme ad altre feste similari, non solo in un epoca come la nostra, in cui si potrebbe in fondo considerarla semplicemente come una delle numerose manifestazioni dello squilibrio generale, ma anche, e persino con uno sviluppo molto maggiore, in civiltà tradizionali con le quali a prima vista sembrerebbe incompatibile? Citiamo alcuni esempi di analoghe feste menzionandone, anzitutto, alcune veramente strane che si celebravano ne Medioevo : la ‘festa dell’asino’ , in cui quest’animale, il cui simbolismo di carattere malefico è noto in molte tradizioni, in special modo quella dell’Antico Egitto , veniva introdotto nel coro della chiesa, ove occupava il posto d’onore e riceveva i più straordinari segni di venerazione; e la ‘festa dei folli’, in cui il basso clero si abbandonava agli atti più sconvenienti, parodiando al tempo stesso la gerarchia ecclesiastica e la liturgia medesima . Com’è possibile spiegare che cose simili, il cui carattere più evidente è incontestabilmente quello parodistico o addirittura sacrilego, abbiano potuto, in un’epoca come quella, non solo essere tollerate, ma persino ammesse più o meno ufficialmente? (1) Altro esempio, da cui il carnevale moderno sembra in qualche modo trarre origine direttamente, sono i Saturnali degli antichi Romani : durante queste feste, gli schiavi comandavano ai padroni e questi li servivano ; si aveva allora l’immagine di un vero e proprio ‘mondo alla rovescia’, in cui tutto si faceva contrariamente all’ordine normale; l’antico detto “semel in anno licet insanire” , una volta all’anno è lecito impazzire, rappresenta lo spirito del carnevale come rovesciamento dell’ordine per un breve periodo . Si può notare da tali esempi, che vi è sempre, nelle feste di questo genere, un elemento ‘malefico’ e anche ‘demoniaco’, ed è proprio questo elemento che piace al volgo ed eccita la sua allegria: è infatti qualcosa di molto adatto a dare soddisfazione alle tendenze dell’ ‘uomo decaduto’, in quanto queste tendenze spingono a sviluppare soprattutto le possibilità meno elevate dei suo essere. E proprio in ciò risiede il vero motivo delle feste in questione: si tratta insomma di ‘canalizzare’ in qualche maniera tali tendenze e di renderle il più possibile inoffensive, dandogli occasione di manifestarsi, ma solo per periodi brevissimi e in circostanze ben determinate, assegnando così a tali manifestazioni degli stretti limiti che non le è permesso oltrepassare. Se infatti queste tendenze non potessero avere la possibilità di ‘sfogarsi’, rischierebbero , per così dire, di esplodere , provocando un disordine ben altrimenti grave di quello che si produce soltanto per qualche giorno riservato appositamente a questo scopo. Il fine principale di tali manifestazioni, anche se il più delle volte inconscio, è quello di arrivare a ‘conoscere’ quegli aspetti ‘malefici’ della propria individualità, quasi una ’materializzazione’ figurativa di quelle tendenze inferiori , o addirittura ’ infernali’, presenti in ogni individuo. Analizziamone la motivazione; e per far questo dobbiamo partire dalla collocazione temporale del periodo delle feste carnevalesche. Il Carnevale è collocato tra il Natale e il periodo di Quaresima che prelude alla Pasqua; e ciò non è casuale. In particolare, il Carnevale è situato dopo il Natale, cioè dopo un periodo molto forte in cui c’è la nascita del Cristo, ma nel quale, comunque, coincidono tante realtà oggettive a livello energetico (basti pensare alle valenze e significati del Solstizio d’Inverno); energie che danno la spinta affinché nasca in noi qualcosa di nuovo, di positivo. Dopo il momento in cui questo “nuovo” è nato, se guardiamo il calendario, c’è il Carnevale, c’è questo momento in cui ci si maschera, in effetti si diventa qualcos’altro, e questo anche, per tornare all’accenno di poco fa, per fare esperienza di quello che è l’opposto di noi. Nel Natale andiamo a lavorare sulla nostra natura superiore, nel Carnevale diamo spazio alla nostra natura inferiore e questo visto dal punto di vista esoterico non è qualcosa di banale, è comunque un entrare in un meccanismo in cui c’è la discesa agli inferi, cioè c’è questa attenzione forte, imponente nei confronti di quello che è il divertimento, il lasciarsi andare; il tutto chiaramente visto nei suoi significati simbolici. Originariamente aveva il significato di entrare in contatto con la parte oscura di noi, per prepararci al periodo della Quaresima, del cosiddetto “pentimento”. Una volta che siamo entrati in contatto con la nostra natura inferiore, entriamo in quel periodo di purificazione che prelude alla resurrezione. Discesa agli inferi e resurrezione, cioè entrare nel profondo di noi stessi (Visita Interiora …) dove troviamo l’ “inferno”, però con la certezza che questo viaggio che abbiamo intrapreso è un viaggio importante, ma non è lì che dobbiamo rimanere. E’ proprio il fatto di rendersi conto che esistono certe realtà dentro di noi, che la nostra natura è fatta di molti aspetti, andare a controllare, a gestire anche questi aspetti di noi. Un volta conosciuta questa parte di noi, ci avviamo al periodo della purificazione, cioè il periodo della considerazione di quello che abbiamo visto, vissuto, sperimentato in una certa parte di noi per poi trasformarlo. Questa è la grande alchimia: l’immondizia che attraverso il fuoco diventa energia, noi possiamo bruciare del materiale di scarto e, attraverso il fuoco che simbolicamente rappresenta lo spirito, trarne fuori l’energia per fare altre ‘cose’, trasformare i vili metalli in oro, trasformare quello che non vale in ciò che vale attraverso la forza dello spirito. Personalmente trovo molto appropriata la conclusione che trae il Guenon, secondo il quale se le feste di questo genere vanno sempre più perdendo di significato e sembrano ormai suscitare a malapena l’interesse della folla, il fatto è che, in un’epoca come la nostra, hanno veramente perduto la loro ragione d’essere: come potrebbe, infatti, esserci ancora il problema di ‘ circoscrivere’ il disordine e di rinchiuderlo entro limiti rigorosamente definiti, quando esso è diffuso ovunque e si manifesta costantemente in tutti gli ambiti in cui si esercita l’attività umana? Così - conclude il Guenon - la scomparsa quasi completa di queste feste, di cui, se ci si limitasse alle apparenze esteriori e da un punto di vista semplicemente ’estetico’, ci si potrebbe rallegrare per via dell’aspetto ’laido’ che inevitabilmente assumono, questa scomparsa costituisce al contrario un sintomo assai poco rassicurante, poiché testimonia che il disordine ha fatto irruzione nell’intero corso dell’esistenza e si è a tal punto generalizzato da far si che noi viviamo, in realtà, si potrebbe dire, in un inquietante “carnevale perpetuo”.
(1) Alla fine del Medioevo, quando le feste grottesche furono soppresse o caddero in disuso, si produsse un’espansione della stregoneria senza alcuna proporzione con quello che s’era visto nei secoli precedenti; fra questi due fatti esiste un rapporto abbastanza diretto, che d’altronde è tanto più sorprendente in quanto vi sono alcune somiglianze abbastanza singolari tra tali feste e il sabba degli stregoni, ove pure tutto si faceva ‘alla rovescia’.