Se ne parlava ormai da settimane, era obbligatorio esserci e si preparava per l'occasione il vestito della festa, immaginando già di essere dalle parti di Cannes in occasione della festa del cinema. E magari passava di qui, al Multisala di Campiglione, qualche attore di quelli famosi e allora è bene sfoggiare l'abito di raso o la pelliccia colorata. Di attori, per la verità, non se n'è vista neppure l'ombra all'attesa anteprima del film “Il cuore grande delle ragazze”, film in gran parte fermano e con i fermani che se ne sentono parte e quasi legittimi proprietari. C'era, in grande forma, il regista della pellicola, Pupi Avati, accompagnato dall'inseparabile fratello Antonio, dall'elegante e biondissima moglie. Qualche attimo di gelo alla conferenza stampa che ha anticipato la proiezione del film, a metà sala c'era l'ex sindaco Saturnino Di Ruscio, con Pasquale Renzi, quelli che hanno lavorato dietro le quinte perché il progetto degli Avati andasse in porto e fosse perfetto. Un leggero imbarazzo per il nuovo sindaco, Nella Brambatti, che ha raccolto il testimone e ha avuto occasione di screzio con la produzione del film, finendo per negare il teatro dell'Aquila per l'anteprima. Poche domande alla conferenza stampa, guidata, come gran parte della festa, dalla Marche Film Commission. Del resto i giornalisti il film non l'avevano ancora visto e le storie intorno le scrivevano ormai da più di un anno. L'attesa era tutta per la visione di questa storia che si sperava fermana verace. E allora sono arrivati veramente tutti, consiglieri e assessori provinciali e comunali, presidenti e ospiti illustri che è difficile elencarli tutti e si rischia di dimenticarne qualcuno, tutti con l'invito a far la fila che intorno alle 19, al Multisala, era la follia. Non si sapeva più chi avesse posto e dove, chi fosse nella sala con gli Avati e chi in video conferenza e chi invece nel silenzio assoluto di sale non collegate. Chi avesse diritto a sedersi tra i giornalisti e chi no, tanto che alla fine, con la folla che cominciava a rumoreggiare, si è deciso di aprire le porte e chi trovava posto era fortunato e tutti al cinema che un po' di magia non si nega a nessuno. Anche se le ragazze arrivate in massa speravano di vedere Cremonini che non c'era e i ragazzi di sbirciare la Ramazzotti che non c'era. Ancora discorsi prima del film, poche parole da parte del sindaco Brambatti, grazie da parte di Graziano di Battista, presidente della Camera di Commercio, di Pietro Marcolini, assessore regionale, ringraziamenti da parte del presidente della Provincia Fabrizio Cesetti che ha ricordato l'ex sindaco senza nominarlo, strappando un applauso. Un ruolo, quello di Saturnino Di Ruscio, ricordato invece per bene da Antonio Avati, che cita anche Pasquale Renzi, organizzatore per le cose marchigiane ed è di nuovo un applauso. Lui, Pupi Avati, ha parole belle per tutti, finisce per parlare del film come fosse un figlio: “Ci ho messo un anno della mia vita, e a 73 anni è una cosa grande, ci ho messo il sorriso e la luce, la comicità più crassa e le lacrime, con la complicità dei fermani l'ho fatto e spero che il pubblico lo vada a vedere che in film in una sala vuota non esiste”. Primo fotogramma, “questo film non sarebbe stato possibile senza il sostegno e l'accoglienza di Fermo”, titoli di coda: “Realizzato con l'assistenza e la complicità di Saturnino Di Ruscio”. Applausi, è la magia del cinema, sulle note di Lucio Dalla. Qualche delusione alla fine c’è stata. Un po' l'aveva annunciato il maestro Avati, chi si aspettava primi piani alle comparse, scene tutte fermane e ritratti interi magari sarebbe stato un po' deluso: “Capita che poi in fase di montaggio qualche personaggio si perda, torneremo per risarcire chi non si è trovato”. Un film lieve, l'ha voluto così Avati, dopo due lavori impegnativi anche emotivamente. Una storia tutta emiliana, con Carlino, il protagonista, sempre appresso alle sottane di qualche ragazzotta, e Francesca che se lo sposa e finisce per essere tradita pure in viaggio di nozze. Una storia che è passato per i vicoli fermani, Carlino in bicicletta davanti alla chiesa di San Domenico e poi attorno a via degli Aceti, accanto all'ingresso delle piscine romane. Si distinguevano gli interni della casa della famiglia di Francesca, scovata nel centro storico di Fermo, dalle parti di Piazzetta, un luogo dove il tempo si è fermato. E ancora, la casa della famiglia di Carlino, a Campiglione è la villa dei conti Raccamadoro, lo stesso Avati ha parlato di un luogo che gli ricordava casa e quasi si sentiva nel passato che voleva raccontare. Ogni tanto c'è Monte Urano, citata come un paese vicino, c'è la campagna di Mogliano, ci sono i musicisti ciechi che suonano al finto matrimonio che sono quasi tutti fermani, col violino e gli occhiali. Fermana la giovane che chiama Carlino, costretto a negarsi perché fidanzato, fermani gli invitati al pranzo di nozze ed è stata una gara a caccia di volti noti. C'è l'artigiano che fa a mano le scarpe per il novello sposo, fermano pure lui, per la soddisfazione della Camera di Commercio. Alla fine tutti sui titoli di coda, per una festa vissuta proprio come si doveva, in amicizia, con la riconoscenza degli Avati impressa in ogni angolo, per i ragazzi dell'accademia delle Belle Arti e per quelli delle Officine Mattòli che hanno curato il casting. Dunque, un film che parte da qui per arrivare in tutta Italia, un sorriso di casa nostra con una firma grande, quella del maestro Avati. Angelica Malvatani