Quando perdi un amico hai bisogno di abbracciare chi resta, di mescolare lacrime, di stare insieme per ricordare e trovare conforto. Qui non c’è pace possibile, non c’è consolazione. Si sta soli e si pensa ad una cosa qualsiasi, da poter fare per dire quanto è ingiusto tutto questo
Abdulghani Makki era un uomo buono, profondamente gentile, a parlarci respiravi grazia, il profumo delle cose d’Oriente, le storie della sua Aleppo, i colori della Siria spenti da una guerra che non finisce mai.
Sentivi l’amore per sua moglie Nadia, per le sue figlie, per le nipotine, sentivi l’abbraccio che aveva e mai una parola cattiva o fuori dalle righe.
Scriveva anche in arabo ed era tutta poesia, l’aria intorno sorrideva con lui, per quello che sognava, per le cose che voleva fare, per i progetti che costruiva, ogni giorno, instancabile.
Un uomo raro che ha educato le sue figlie allo stesso modo, la nostra Leila ha seguito la sua strada e ha lavorato con lui, piccola e forte com’è, nuova e antica dentro come lui. Si rispettavano, si scontravano, si amavano, si intrecciavano ed erano complici e complementari, sul lavoro e nella vita.
A Leila vorremmo mandare un abbraccio vero, stamattina avremmo voluto avere solo il tempo di vestirci per correre da lei e fare qualunque cosa ci fosse da fare, avremmo voluto accompagnarla e starle accanto sempre, senza dire niente perché di parole non ce ne sono più e ne stanno arrivando anche troppe.
Abdulghani Makki è stato un medico, un dentista, uno scrittore, un uomo generoso, socio e presidente del Lions club, vicino al nostro Rotary, vicino al nostro cuore, per sempre.