La discussione sulla legge di bilancio cui stiamo assistendo in questi giorni ha qualcosa di paradossale.
Il conflitto sugli zerovirgola non lo stanno facendo solo nei confronti dell’UE, lasciando al Ministro Tria il compito di smentirsi quotidianamente verso i suoi colleghi facendogli così perdere quel poco di credibilità che aveva, ma anche tra le stesse forze di governo, che cercano risorse per finanziare le proprie promesse fatte durante la campagna elettorale sottraendole ai compari dell’altra sponda di governo.
Non riuscendo, almeno per ora, a trovare i soldi per tutto e tutti, hanno minacciato epurazioni nei confronti dei funzionari del ministero, colpevoli di non trovare i soldi che servono.
Mi viene in mente la scenetta di Totò e Peppino che, essendo sempre squattrinati, stampavano in proprio banconote. E’ forse questo, quello che si chiede ai tecnici?
Quella dei tecnici cattivi, non eletti da nessuno, che si contrappongono ai governanti buoni, che in una democrazia hanno il diritto/dovere di applicare quanto votato dagli elettori, è una rappresentazione caricaturale, che la dice lunga sulle qualità di chi è al Governo.
Mentre Totò non ebbe il coraggio di spacciare quelle monete, perché era fondamentalmente un onesto (di qui la “banda degli onesti”), questi qua invece hanno tutta l’aria di voler spendere e spandere anche i soldi che non ci sono. Senza né remore né ritegno.
Nessuno impedisce al governo di rispettare per filo e per segno quanto promesso in campagna elettorale; però per far quadrare i conti, si devono trovare coperture adeguate, cioè ridurre altre spese o aumentare altre imposte. Per esempio, nessuno vieta all’esecutivo di recuperare risorse reintroducendo l’imposta sulla prima casa, oppure riducendo la deducibilità di alcune spese, oppure incidendo più pesantemente di quanto non si faccia sull’evasione fiscale e così via.
Ma se i governanti non lo fanno, è perché temono di perdere consenso.
Al contrario, si pensa di poter finanziare l’eccesso di spese con i soldi che non ci sono, o come si dice in un gergo tecnico incomprensibile ai più, in deficit, nell’illusione che spendere in disavanzo non comporti alcuna conseguenza, nessun costo.
Purtroppo ciò non è vero.
Intanto, come costatiamo giornalmente dai bollettini dei mercati finanziari, i tassi d’interesse sui titoli dello Stato sono fortemente cresciuti dopo la presentazione di un DEF, dove si dicono tante cose ma che è del tutto privo dell’unica cosa che non poteva mancare: i numeri. E con l’incremento dei tassi pagati dallo Stato sui titoli emessi, si incrementerà ulteriormente il deficit e non per il solo 2019, ma l’incremento durerà finché non scadranno i titoli.
Intanto chi andrà a comprare i titoli a tassi più alti, ringrazia.
Va anche detto che la teoria per cui ulteriore spesa corrente unita a riduzioni di imposte si finanzino da sole con una più alta crescita del PIL, è in genere un’illusione, poiché se vale, vale solo per alcune tipologie di spesa legate agli investimenti e non già quelli che alimentano la spesa corrente.
Del resto, il fatto che l’Italia è nell’UE, da decine d’anni, lo Stato con il debito pubblico cronicamente più alto, ma con la crescita più bassa, dovrà pur suggerire qualche riflessione. O no?
Marchetto Morrone Mozzi