Cari Amiche ed Amici rotariani, Il tema del mese di Maggio è libero, e mi soffermerò su tre argomenti che mi stanno particolarmente a cuore: l’efficienza dei Club, il Rotaract ed il Congresso Distrettuale. Relativamente al primo argomento, ho il grande piacere di informarvi che ben 38 Club del nostro Distretto hanno raggiunto gli obiettivi indicati dal R.I. per consentire ai rispettivi Presidenti di ricevere la qualificazione di “Presidente Efficiente”. E’ questa una grande soddisfazione che comunque non ci deve far riposare sugli allori. Infatti molto ancora deve essere fatto per soddisfare non solo i requisiti minimi, ma per raggiungere la eccellenza da parte di tutti. Non ci si stancherà mai di ripetere che, per poter realizzare appieno i valori del Rotary, è necessario conoscere le norme che ne regolano le funzioni, e questo non solo da parte dei Presidenti, ma di tutti i Dirigenti e di tutti i Soci. Nessun Presidente potrà mai raggiungere tale certificazione se non grazie alla costruttiva ed attiva collaborazione con tutti i membri del Club e nello spirito della “Continuità”. La qualifica di “Presidente Efficiente” viene assegnata al Presidente e non al Club, proprio per significare che si riferisce a quel Club in quel determinato anno. Nulla deve essere dato per scontato ed ogni riconoscimento viene ottenuto, non in virtù della storia o delle tradizioni, ma di quanto si realizza in quel determinato anno, in assonanza con le indicazioni annuali del R.I. La necessità di calibrare i programmi, adeguandoli alla evoluzione della società, determina la precisa esigenza di una istruzione permanenente dei dirigenti di Club, anche di quelli che si considerano già “istruiti”. Al secondo argomento sono particolarmente legato data la mia militanza nel Rotaract, ormai lontana nel tempo, ma vicinissima nello spirito. Proprio per il grande affetto che nutro per la nostra associazione giovanile non posso non condividere con la Comissione Distrettuale per il Rotaract alcuni motivi di preoccupazione. Il Rotaract, nel suo spirito più vero, offre ai giovani, nel momento della strutturazione definitiva del proprio carattere e delle grandi scelte di vita, una opportunità unica di potersi confrontare con i valori e le esperienze del Rotary. Il Rotaract non è solo il bacino nel quale potranno essere formati dei futuri, ottimi rotariani, ma è soprattutto il mezzo più importante del Rotary per influire sulle nuove generazioni e trasmettere i propri principi alla società del futuro, indipendentemente dal fatto che questi giovani, nel loro percorso di vita, incrocino o meno di nuovo il Rotary. Moltissimi Rotariani di oggi, fra i quali tantissimi dirigenti a tutti i livelli, hanno vissuto l’esperienza del Rotaract e ne conservano orgogliosamente il ricordo, a testimonianza della validità e del successo di questa esperienza lanciata dal R.I. già negli anni ’60, nonostante le tante obiezioni, allora, dei cultori, sempre presenti, della staticità. Paradossalmente, proprio il successo di questa esperienza ne rappresenta, oggi, un elemento di debolezza ed addirittura di rischio di sopravvivenza. Infatti spesso i Rotary padrini danno per scontato che il Rotaract viva una propria vita autonoma, che non necessita più di quella vicinanza, quell’impegno, quella trasmissione di esperienza, che sono stati il fattore determinate delle fortune del Rotaract. In molti casi, di fatto, si sono create situazioni di parallelismo, improntate al massimo rispetto, a rapporti più che ottimi (forse anche troppo, se è vero che i giovani, per definizione, sono gli interpreti di modi nuovi per coniugare idee consolidate), in cui manca, però quella osmosi di valori, quella attenzione, oserei dire quell’affetto, senza i quali l’ appartenenza al Rotaract non costituisce più una esperienza unica e diversa da quella che si potrebbe fare in qualsiasi altra associazione giovanile. In termini molto semplici: la indifferenza del Rotary sta intaccando un capitale costruito faticosamente, ma con grande entusiasmo, nel corso di decenni. Non si deve credere che questa sia una posizione pessimistica inutilmente catastrofica. Anche all’interno stesso del Rotaract è in atto una importante riflessione alla ricerca di una identità e di quel “valore aggiunto”, che oggi hanno notevoli difficoltà ad estrinsecarsi. Vi sono casi clamorosi di “disattenzione” da parte dei Club padrini che sarebbe ingeneroso menzionare in questa sede, ma non mi sembra inutile offrire alcuni elementi per una attenta riflessione. Troppo spesso l’impegno e la presenza dei delegati del Club padrino sono di fatto virtuali; in molti casi non vi è una attiva partecipazione alle attività del Rotaract, e, se partecipazione esiste, spesso il delegato giovani non conosce le proprie funzioni, né è al corrente delle iniziative dei giovani. In alcuni casi nell’organigramma del Club padrino non esiste nemmeno un delegato giovani. Nonostante le tante lodevoli iniziative dei Rotaract, questa disattenzione ha portato a delle anomalie che devono essere affrontate con decisione poiché si collocano al di fuori delle Leggi del Rotary ed escludono automaticamente dalla appartenenza al Rotary i Rotaract in cui siano presenti. Un esempio per tutti: vi è oggi nel Roract un consistente numero di soci ultratrentenni che superano abbondantemente il limite inderogabile dei trenta anni stabilito dal Manuale di Procedura del Rotary. Non si creda che la necessità immediata di far rispettare la norma sia dettata solo dalla burocratica applicazione delle regole. Infatti, si è riscontrato che gli ultratrentenni sono un fattore altamente negativo per la vita dei club. Non riescono a gestire il rinnovamento attraverso il reclutamento della generazione dei diciottenni con la quale non hanno alcun contatto. Hanno una propria autonomia economica che ha promosso delle consuetudini tali per cui il costo della appartenenza al Rotaract è superiore a quella del Rotary. Di fatto mal si amalgamano con i soci più giovani, quelli per i quali il Rotaract è stato costituito, che risultano emarginati e spesso lasciano il club, ove la presenza degli ultratrentenni sia prevalente. Questo iato generazionale, sfavorevole per i più giovani rischia di snaturare completamente il Rotaract, rendendolo l’anticamera di professionisti emergenti ed ormai personalmente strutturati in attesa di essere cooptati nel Rotary. Certamente non è questo lo spirito che ha animato chi ha voluto che il Rotary si impegnasse nel mondo giovanile. Facendo riferimento alla mia esperienza personale, mi chiedo: ma una donna, un uomo di 35 anni che ci stanno a fare nel Rotaract? E’ opportuno, invece, mantenere con questi giovani dei rapporti quali “Amici del Rotaract” e soprattutto coinvolgerli nella Associazione Alumni, presente ora anche nel nostro Distretto. Questa associazione può rappresentare il fisiologico spazio intermedio ove reclutare nuovi soci, quando ve ne siano le caratteristiche, per l’incremento dell’effettivo del Rotary. Passando al terzo argomento, ho il piacere di invitare tutti voi a partecipare al Congresso Annuale Distrettuale che si terrà a Norcia nei giorni 7 ed 8 Giugno prossimi. Nel corso dell’evento, oltre ad adempiere alle incombenze istituzionali, potremo concludere la nostra riflessione sull’Etica del lavoro affrontata sotto diverse angolature nei Forum distrettuali di quest’anno. La Valnerina si presenterà nella sua veste più splendida in un tripudio di fiori (e di sapori) a far da cornice al nostro incontro. Massimo