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2009.09.25 – Guida Storico Artistica della Provincia di Fermo

Pubblicato il 25 Settembre 2009 da admin

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Un viaggio nella storia e nell’arte del Fermano Il proposito di questa guida è quello di illustrare le peculiarità storiche e artistiche della provincia di Fermo, costituita da cittadine e da piccoli borghi. Tra i monti e il mare è tutto un susseguirsi di colline con in cima paesi che hanno come orizzonte altri paesi su altre colline: uno scenario con fondali sempre nuovi col mutare delle stagioni. Dal Settecento ad oggi molte sono state le opere riguardanti la storia fermana; tra le tante segnaliamo: Origine e monumenti della città di Fermo (1788) di Domenico Maggiori, Eletta dei monumenti di Fermo e suoi dintorni (1841) di Gaetano De Minicis, Guida storica ed artistica della città di Fermo di Vincenzo Curi (1864) e Guida artistica di Fermo (1889) di Filippo Raffaelli. La prima «guida fotografica» è stata Su e giù per Fermo di Antonio Curi Colvanni, del 1892. L’autore accompagna un ipotetico viaggiatore in giro per la città, partendo dalla stazione di Porto San Giorgio e giungendo a Fermo dopo tre quarti d’ora: 60 centesimi era il costo del biglietto della diligenza. Numerose sono state le pubblicazioni a carattere nazionale e regionale che, tra fine Ottocento e primo Novecento, hanno dedicato attenzione ai monumenti di Fermo: la Geografia dell’Italia dello Strafforello (1898); Le Cento Città d’Italia, con pregevoli incisioni (1901); Itinerario artistico delle Marche del Serra (1922) e testi editi dal Club Alpino Italiano e dal Touring Club d’Italia. Risale al 1924 la Guida artistica della città di Fermo di Francesco Maranesi, impressa a Milano da Al­fieri & Lacroix, con la riproduzione di 32 foto; una nuova edizione, am­pliata soprattutto nella parte storica ma senza immagini, vide la luce nel 1944. Nel 1957 il Maranesi completò la sua opera di storico e di critico d’arte con la Guida turistica di Fermo, in formato ta­scabile, arricchita di molte foto e nuovi itinerari. Dalla fine degli an­ni Settanta del secolo scorso va­sta diffusione ha avuto la Guida di Fermo e dintorni di Ga­briele Nepi, ristampata ne­gli ultimi de­cenni una dozzina di volte. Nel 1988 l’Associa­zione intercomunale del Fer­mano pubblicò Dal mare ai monti azzurri. Iti­nerari nel Ferma­no, con testi di Bruno Egidi e Luigi Rossi (Trentatré edizioni). Ampio spazio a Fermo e ai suoi comuni dà la Guida della provincia di Ascoli Piceno (ed. Menabò) voluta dalla stessa Provincia nel 1999. Molti libri su aspetti specifici di storia locale sono state da noi editi nel corso degli anni, particolarmente nella collana «BSF – Biblioteca Storica del Fermano». Una ricca bibliografia su Fermo e provincia è riportata in fondo al presente libro. Questa che proponiamo è una guida completamente nuova, iniziata alcuni anni fa con la raccolta di materiale documentario, ma costruita  «sul campo», girando di paese in paese alla ricerca di «tesori» nascosti, di aspetti meno noti. Nel testo ogni Comune è introdotto da una frase compendiativa per meglio  configurarlo e da brevi cenni storici. Completa l’informazione un box con notizie geografiche e riferimenti per facilitare le visite di musei e di pinacoteche. È destinata ai turisti italiani e a quelli stranieri con la traduzione in lingua inglese, ma anche agli abitanti del Fermano perché possano conoscere e apprezzare le bellezze artistiche  e paesaggistiche: ogni luogo ha tanto da mostrare e da raccontare. È quindi anche un invito a visitare l’entroterra, dove le colline cedono il posto a vallate di frutteti e  a pendii rivestiti di uliveti e di vigne, fino ai castagneti e ai boschi dell’Appennino, con un’incredibile varietà di vegetazione. Gli itinerari si svolgono tra splendidi  paesaggi, punteggiati da casolari con torri colombaie, mulini, fonti, chiese rurali e cappelline votive. E poi borghi incantevoli con le case raccolte intorno alla  piazzetta, su cui si affacciano la chiesa parrocchiale, il palazzo comunale e le abitazioni signorili. Attualmente, grazie a una sensibilità nuova, molti vacanzieri, anche  con l’iniziale prospettiva di raggiungere una meta gastronomica, nell’osservare tante opere d’arte disseminate nel territorio non possono fare a meno di esternare stupore e meraviglia. In passato non sempre si è avuta la consapevolezza del valore del patrimonio artistico, trascurandolo o mal conservandolo, e danni irreparabili sono stati  perpetrati con furti e dispersioni. L’opera d’arte è un bene collettivo, una ricchezza della comunità che l’aveva inizialmente commissionata per dare lustro e decoro al   paese. La presenza vigile di cittadini dotati di senso civico potrà limitare ulteriori danni. Ci auguriamo di aver raggiunto con questa pubblicazione lo scopo prefissatoci;   tuttavia ci proponiamo di apportare, nelle prossime edizioni, quelle varianti e integrazioni che si riterranno necessarie. Andrea Livi  

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