AGENPARL – Roma 23 marzo 2017
Quando la redistribuzione della ricchezza a persone vicine ad un benefattore rappresenta una risposta positiva e costruttiva per la vita del benefattore medesimo, magari a seguito del naufragio della propria famiglia, il suo comportamento non può costituire ragione d'inabilitazione per prodigalità.
Questo è quanto sentenziato da una recente sentenza di Cassazione a seguito della richiesta dei figli di interdire un padre per prodigalità.
Ma andiamo con ordine.
Il caso
Un Tizio, completamente abbandonato dai figli, inizia una serie di rilevanti dismissioni immobiliari più o meno a titolo gratuito in favore di estranei alla propria famiglia e non contento di ciò, versa ad una coppia di amici, quale corrispettivo per l'occupazione - vita sua natural durante - di una parte del loro immobile, l'ingente somma di 120.000,00 Euro.
A questo punto, i figli, preoccupati di perdere la loro futura eredità, intentano contro il padre una causa al fine di farlo inabilitare per “prodigalità” con la volontà di fermare l'emorragia finanziaria a cui stava andando incontro la famiglia.
Le domande
La legge, tutelerà i diritti dei figli - seppur incuranti del genitore -, volti a preservare il patrimonio familiare oppure tutelerà il libero arbitrio di un padre che una volta costruito con le fatiche di una vita il proprio patrimonio, vuole sentirsi libero di fare ciò che vuole con ciò che è suo?
Questi temi, assolutamente attuali in un mondo in cui i rapporti tra familiari si vanno sempre più raffreddando, sono stati presi in esame da una recente sentenza di Cassazione Civile e precisamente quella del 13/1/2017 n. 786 che tratta lo scottante argomento della “Prodigalità”.
La Prodigalità
La prodigalità è definita “la tendenza a spendere o donare con larghezza eccessiva e senza riflessione”.
Quando una persona fa una o più donazioni (di denaro o immobiliari che siano) ad un “non familiare”, devono essere considerati - al fine di valutare correttamente l'azione compiuta dal benefattore - i motivi per cui viene fatta tale donazione. Laddove il gesto del donare avvenga per “motivi futili”, “mero esibizionismo”, “larghezza di manica”, “frivolezza”, “ostentazione del lusso”, “dispetto verso i vincoli di solidarietà familiare”, i parenti del donante potrebbero far inabilitare il benefattore per Prodigalità.
Sembra opportuno precisare, in questo contesto, che il “Prodigo”, non è una persona che manca di lucidità, ma potrebbe semplicemente essere un vanesio, uno sprecone che decide di mettersi a regalare a piene mani.
In tali casi, se la quantità di ciò che viene donato, mette a pregiudizio la stabilità e la sopravvivenza della famiglia del donante, i parenti più prossimi possono intervenire.
Questo significa che non si possa fare ciò che vuole con ciò che è nostro?
Cosa ha deciso la Cassazione in merito al Tizio abbandonato dai figli?
Tutelato il diritto di libero arbitrio
Nel caso di specie la Cassazione sopra citata, ha sentenziato testualmente che la “redistribuzione della.... ricchezza [donazioni di Tizio] a persone a lui vicine è stata una risposta positiva e costruttiva al naufragio della propria famiglia: i relativi riconoscimenti hanno seguito ....una logica premiale e riconoscitiva”. “Il suo comportamento... non può costituire ragione d'inabilitazione quando questo risponde a finalità aventi un proprio intrinseco valore (nella specie, aiuto economico verso persona estranea al nucleo familiare, ma legata da affetto ed attrazione)”
Cosa significa?
Quando la donazione ad estranei ha una causa, una ragione di essere, (ad esempio il Tizio abbandonato dalla famiglia cerca negli amici o nei nei vicini il conforto alla situazione che si trova ad affrontare) e quindi si riscontra una giustificatezza nella stessa, la legge, tutela la libertà di scelta del benefattore. Bene farebbero i figli a star vicini ai propri genitori non solo quando vedono intaccati i propri interessi materiali: potrebbe essere troppo tardi!
Notaio Alfonso Rossi Porto Sant'Elpidio Tel. 0734-900000