La malattia mi è cara, perché per mezzo di essa posso offrire qualche cosa al mio Gesù: così appuntava nel suo diario dal letto di morte la diciannovenne Paola Renata Carboni, stupendo esempio di giovane donata a Dio in una missione costante di evangelizzazione fra la gente, esempio reso ancor più grande per essere vissuta nel costante contrasto della famiglia alla sua formazione cattolica.
Nacque a Montefalcone Appennino, dove il padre Raffaele era medico condotto, il 21 febbraio 1908. Il padre: liberale, di cultura sperimentalista, avverso a ogni forma di confessione. Questo il motivo per il quale la bambina fu battezzata di nascosto dai genitori a quattro anni, grazie alla zia Giuseppina.
Nonostante divieti e controlli dei genitori, la piccola Paola Renata conobbe a scuola la piccola Maria, a casa della quale, grazie alla madre, attivista nella Gioventù femminile dell’Azione Cattolica, iniziò lentamente a frequentare la chiesa e, più avanti, ad avere un percorso personale di avvicinamento alla fede e di missione caritativa.
Proprio in questo cammino, grazie all’Azione Cattolica, ricevette insieme alla sorella, sempre di nascosto, prima comunione e cresima dalle mani dell’allora arcivescovo mons. Castelli: tutto avvenne nel chiuso dell’episcopio fermano, nella totale segretezza.
La frequentazione della chiesa e delle organizzazioni cattoliche da parte di Paola non poterono rimanere nascoste a lungo, fu così che il padre la affidò per un periodo “di rieducazione” alla sorella Pia, perché la sua conversione non fosse “pericolosa” anche per i fratelli. Ma la forza di volontà e la ferma convinzione della ragazzo non si fermarono dinanzi a a questo ostacolo, anzi la portarono a sfidare apertamente la famiglia.
Sicuramente più matura della sua età, ebbe un cuore grande come la sua fede: la sua missione divenne la conversione della famiglia, e la presenza all’interno della comunità. Parla con tutti, assiste tutti, diventa confidente dei problemi della povera gente, della gioventù in particolare. Scrisse: nulla mi turba: vedo in tutto la volontà santa di Dio, e l’amo e l’adoro sempre. Come suor Teresa del Bambin Gesù offrì vita e sofferenze a Dio, senza rassegnazione, anche nei momenti più difficile vista la sua gracile costituzione e la sua salute cagionevole: conosco tutta la mia pochezza e la mia impotenza, ma da Te attenderò tutto, o Signore.
Un improvviso attacco di febbre da tifo le fu fatale: morì a Grottazzolina l’11 settembre 1927, ad appena 19 anni. La sua vita di amore fu premiata dalla conversione della famiglia e dal ricordo che ancora oggi ha lasciato. Riposa nella chiesa della Misericordia a Fermo. Proclamata venerabile da Giovanni Paolo II, è in corso il processo di beatificazione
Giovanni Martinelli