La Congregazione dell'Oratorio fondata da San Filippo Neri, riconosciuta ufficialmente da Papa Gregorio XIII nella seconda metà del '500, occupò sicuramente un ruolo fondamentale nel tessuto sociale e culturale di tutta la nostra Regione ed in modo particolare di Fermo.
Le Marche assistettero tra il 600 ed il 700 ad una proliferazione degli “Oratori Filippini”e del conseguente sviluppo dello stile barocco nell’edilizia ecclesiastica.
Tra le tracce più significative della permanenza dei Filippini a Fermo vi è la Chiesa di San Filippo Neri.
Eretta probabilmente sul sedime della piccola Chiesa parrocchiale di Santo Spirito, la Chiesa di San Filippo Neri deve il disegno iniziale della pianta a Cesare Paccaroni. Questo subì certamente consistenti modifiche a causa della disapprovazione di Padre Flaminio Ricci (promotore dell'oratorio di San Filippo a Fermo), che giudicava il progetto troppo angusto e pertanto fece pervenire disegni più adeguati dall'importante sede di Napoli. Lo schema planimetrico risulta infatti molto simile a quello napoletano, anche se qui ci si dovette adattare alla particolare conformazione del terreno. Il progetto può essere attribuito a Giovan Antonio Dosio (1533-1609) attivo a Napoli in cantieri della Congregazione Napoletana.
La costruzione si protrasse con incredibile lentezza ”... per fabbricare e ridurre a perfezione la chiesa furono impiegati dodici anni e vi furono spesi 18.000 scudi...”. Finalmente il 2 giugno 1607 la Chiesa venne consacrata allo Spirito Santo e benedetta assieme all'Oratorio sottostante, dedicato a San Gregorio Magno, dall'Arcivescovo di Fermo, Mons. Alessandro Strozzi.
Il cantiere tuttavia proseguì a fatica, anche per i numerosi problemi alle fondazioni (i cedimenti del terreno hanno da sempre interessato il sito), e non fu mai completato nella facciata, se non nel portale d'ordine dorico in pietra d'Istria che si affaccia su corso Cavour.
La costruzione della Chiesa fu sostenuta da più parti: i padri dell'oratorio infatti, avevano uno stretto legame con alcune delle più influenti famiglie fermane, che consentirono la realizzazione nella Chiesa di numerosi e ricchi altari.
La stessa Municipalità Fermana contribuì alla nuova fabbrica, come testimoniato dalla presenza delle aquile con corone e croci municipali sulle chiavi delle cappelle di crociera e nel fregio dell'altare maggiore.
Dal 1751 al 1757 venne realizzato un ampio complesso conventuale adiacente la Chiesa e nella sua realizzazione vennero inglobati alcuni edifici preesistenti.
Dopo la soppressione delle congregazioni religiose, con decreto dell'11 gennaio 1861, l'intero complesso venne assegnato al Municipio di Fermo per essere utilizzato come scuola elementare femminile e asilo d'infanzia; quindi nel 1882 fu destinato agli uffici Governativi Giudiziari e Finanziari.
Dopo aver subito cedimenti fondali localizzati lungo il lato posteriore la Chiesa venne chiusa al culto per la prima volta nel 1925, per essere poi riaperta nel 1928 dopo che furono eseguiti consistenti lavori di restauro della struttura e dei decori. A causa di un imponente movimento franoso, nel 1958, vennero eseguite opere di pronto intervento a tutela della pubblica incolumità. Dopo la definitiva chiusura, risalente al 1972, fu eseguito un consistente intervento di consolidamento.
Oggi è sufficiente un semplice esame visivo per evidenziare immediatamente le manomissioni e le modifiche apportate alla struttura originaria nel corso dei secoli.
La leggibilità della muratura del prospetto su Via San Filippo e la presenza internamente di resti di vecchie strutture voltate lasciano immaginare che la distribuzione interna degli spazi sovrastanti e sottostanti la Chiesa abbiano subito notevoli cambiamenti.
Il doppio ordine di finestre presenti nella cripta testimoniano la presenza di un ulteriore piano, forse adibito a magazzino, mentre le aperture, i resti della pavimentazione ed il busto di San Filippo lasciano immaginare che almeno la porzione di tetto sovrastante il catino absidale fosse luogo di preghiera.
La Chiesa conserva ancora apparati decorativi e pittorici di estremo valore, anche se quelli di maggior rilievo artistico, quali la “Adorazione dei Pastori” di Pietro Paolo Rubens e la “Pentecoste e l’Eterno” di Giovanni Lanfranco sono custoditi presso la Pinacoteca Comunale.
Daniela Diletti
I lavori di restauro interni