Fra il 1797 e il 1799 le Marche furono caratterizzate da un fervore insurrezionale passato alla storia come insorgenza, contro l’invasore francese: alle truppe napoleoniche dopo il Tratto di Tolentino e la resa dello Stato pontificio, si opposero movimenti locali, spesso organizzati in vere e proprie truppe, che interessarono molte località anche del Fermano, in particolare Servigliano (allora Castel Clementino) e Sant’Elpidio a Mare.
Fu in questo contesto che venne si evidenziò la meteora del generale Clemente Navarra, nato a Servigliano il 23 luglio 1756 dalla famiglia più in vista del paese, che aveva ricostruito il suo palazzo nella nuova Castel Clementino dopo la frana che portò all’abbandono del vecchio incasato.
Famiglia numerosa la sua, che aveva già dato uomini illustri al paese, e che aveva sempre ricoperto incarichi di reggimento. Come il padre Luigi, ebbe il grado di capitano, e ricoprì l’incarico di consigliere che era stato in precedenza del fratello maggiore Giuseppe Maria, avvocato prima di prendere i voti.
Durante la Repubblica romana, fu a capo della municipalità provvisoria. Prese poi contatto con Donato de Donatiis, il sacerdote abruzzese filoborbone a capo della rivolta contro i francesi, per inserirsi nel progetto della grande insurrezione antinapoleonica che avrebbe dovuto far esplodere sommosse locali coordinate dai capi-massa. Il Navarra pubblicò un enfatico manifesto di chiamata alle armi in nome del re di Napoli contro il Bonaparte che barbaramente ci opprime, alla quale risposero 240 volontari della Valtenna.
La rivolta fu un insuccesso: arrivate la Fermo, le truppe francesi tra il 27 e il 28 maggio attaccarono e devastarono il paese; negli scontri di quello che passò alle cronace come il sacco di Castel Clementino, morì l’unico figlio maschio di Clemente, Luigi, appena sedicenne. Riorganizzati subito dopo i rivoltosi a Santa Vittoria, il 16 giugno Navarra marciò su Fermo, nel frattempo lasciata dai francesi, e la occupò in nome del comandante La Hoz, che lo nominò, con il grado di brigadiere generale, comandante militare della zona fra il Tenna e il Tesino.
Nei giorni che seguirono, Navarrà partecipò all’assedio di Ancona, dove fu fatto arrestare dallo stesso La Hoz per il preoccupante fenomeno delle diserzioni fra le fila al suo comando, per poi essere liberato.
Chiusa la parentesi rivoluzionaria, ritroviamo Clemente Navarra, dopo la restaurazione, chiedere al Papa e al re Ferdinando IV di Borbone riconoscimenti per la sua fedeltà e i suoi servigi. Non ci assistono documenti, ma sembra che gli fossero riconosciuti il titolo di conte e, con il grado di colonnello, un incarico a Roma.
Dopo il 1803 non si hanno più notizie certe. Secondo alcuni partecipò alle vicende di Gioachino Murat, secondo altri si spense in tarda età intorno dopo il 1830
Giovanni Martinelli