L’urbanistica nasce come disciplina autonoma nel XIX secolo, a dire così sembra chissà quanto si vecchia, ma di fatto è giusto dell’altro ieri! In realtà il disegno della città “pensato” nasce dall’antica Grecia con Ippodamo da Mileto che attuò la città attraverso un sistema di strade ortogonali con l’Agorà posta al centro, schema che comunque si adagiava e plasmava con le emergenze del paesaggio. Lo stesso schema fu ripreso dai Romani, prima per organizzare gli accampamenti e poi per trasferirlo nelle città. Il Cardo ed il Decumano sono segni ancora visibili nelle città di origine romana. Il disegno della città si modificò radicalmente in epoca medievale per motivi difensivi. Dagli schemi ortogonali si passò alla città radiale a partire dal punto centrale, il castello, fino ad arrivare alle mura. Ma fin qui nessuna teorizzazione della città. Il primo intervento urbanistico in senso moderno fu sperimentato a Ferrara con l’Addizione Erculea, idee che poi si ritroveranno nelle teorie di Haussmann per la trasformazione di Parigi e man mano trasferite nelle altre città Europee. Un segno importante di queste teorie lo troviamo a Torino nelle trasformazioni operate dai Savoia. Fino a poco tempo fa l’Urbanistica era considerata la scienza che si occupava della sola espansione della città, ma credo che la vera definizione di tale disciplina sia quella elaborata da Giovanni Astengo nella Enciclopedia Universale dell’arte: « L'urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti avendo come proprio fine la pianificazione del loro sviluppo storico, sia attraverso l'interpretazione, il riordinamento, il risanamento, l'adattamento di aggregati urbani già esistenti e la disciplina della loro crescita, sia attraverso l'eventuale progettazione di nuovi aggregati, sia infine attraverso la riforma e l'organizzazione ex novo dei sistemi di raccordo degli aggregati con l'ambiente naturale. » Però tra la programmazione urbanistica è facile perdersi. Esiste una insidiosa lista di sigle che metterebbe alla prova anche il più abile funanbolo della pianificazione: una serie di piani a cascata: dalla programmazione regionale a quella di dettaglio a sala urbana. Provo un attimo ad elencarli sperando di non fare figuracce se dovesse sfuggirne qualcuno: PIT: Piano di Indirizzo Territoriale; P.P.A.R. : Piano Paesistico Ambientale Regionale; P.A.I.: Piano di assetto Idrogeologico Piano di mantenimento e risanamento della qualità dell’aria ambiente; Piano di tutela delle acque; Piano della difesa della costa; Piano dei Porti; Piano Territoriale di Coordinamento; Piano Regolatore Generale; Piano di Lottizzazione; Piano di recupero; Piano di Spiaggia; Piano Acustico; Piano delle Antenne; Piano per l’Edilizia Economica e Popolare; Piano per gli insediamenti produttivi Piano di sviluppo delle aree cimiteriali; Piano del Commercio; Piano del Traffico; Piano di sostenibilità ambientale; Piano particolareggiato. Tutti sono incastrati fra di loro…dovrebbero essere anche coerenti fra di loro! Ma spesso (ahimè!) si programma e si pianifica con una sorta di tranquilla indipendenza pensando che tutto il resto non ci tocchi! Giulia Catani