Nato da antica e nobile famiglia fermana, Saporoso Matteucci fin da giovanissimo seguì il mestiere delle armi. Quindicenne fu in Piemonte al servizio di Annibale Gonzaga, pochi anni dopo al soldo della repubblica di Venezia combatté contro i turchi in Grecia partecipando alla difesa di Corfù e in Dalmazia agli ordini di Valerio Orsini.
Nel 1542 l’episodio che lo consegnò romanticamente alla storia. In uno scontro in mare al largo di Corfù catturò Mihrimah, figlia del sultano Solimano il Magnifico e moglie del gran visir Rustem Pasha, portandola nel suo palazzo a Fermo, rinchiusa nella torre che ancora oggi porta il nome dei Matteucci. Si racconta che la ventenne Mihrimah fosse bellissima e di grande cultura, e che il suo fascino fecesse scoccare fra i due un amore puro e mai corrisposto, fino a quando il sultano non riscattò la principessa contro il rilascio di centro prigionieri cristiani, tra cui molti marchigiani.
Al servizio dell’imperatore, nel 1546 Saporoso combatté in Germania, guidando la conquista di Duren dove, issando la bandiera imperiale, fu colpito alla spalla e costretto ad abbandonare la scena di guerra fino all’autunno, impegnato in Francia e poi ancora in Italia, dove si fermerà a Padova. Agli ordini dello Strozzi con il quale sarà ancora nel 1554 contro i Medici alla difesa di Siena, nel 1548 fu in armi in Inghilterra ma poi decise di far ritorno a Fermo per conto del cui governo compì alcune ambascerie presso il papa e nel 1556 fu chiamato alla difesa della città.
Ma la sua vita era sui campi di battaglia, e ancora in Toscana rimase ferito nella battaglia di Marciano durante la difesa di Siena attaccata dalle truppe fiorentine. Nel 1569 ricevette da Pio V il comando di un reparto di fanteria con l’incarico di sovrintendere alle fortificazioni di Ancona ma, dopo pochi mesi, ritornò in Dalmazia a difendere Ragusa dagli attacchi dei turchi.
Afflitto da problemi di salute sempre più seri, decise di tornare ad Ancona e di accettare una congrua pensione annua. La sua tranquillità fu di breve durata: nel 1577 fu chiamato fra i comandanti delle truppe della Chiesa che Gregorio XIII spedì in Provenza in soccorso del re di Carlo IX nella lotta contro gli Ugonotti.
Partecipò al lungo assedio di Minerve, della quale, una volta espugnata, assunse il comando di presidio per poi fare ritorno ad Avignone. Qui la sua salute peggiorò e nell’agosto del 1578 Saporoso Matteucci morì. Sepolto ad Avignone, a Fermo lo ricorda un monumento nell’atrio dela cattedrale.
Coincidenza del destino, in quello stesso anno morì a Istanbul la bella Mihrimah.
Giovanni Martinelli
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