Questo potente ed elegante grafico dell’OCSE ci dice in quasi duecento anni la diseguaglianza nella distribuzione del reddito mondiale è rimasta praticamente la stessa. La buona notizia è che la punta della gobba (cioè il reddito medio procapite) si è spostata enormemente in avanti e la stragrande maggioranza della popolazione sta molto meglio. Merito delle varie rivoluzioni tecnologiche che si sono susseguite e del libero mercato, figlio delle Rivoluzioni illuministiche francese ed americana.
Ma perché la curva di distribuzione del reddito non si è appiattita (nel senso di una maggiore uguaglianza)? E questo è un bene o un male? In altre parole i ricchi servono allo sviluppo economico complessivo oltre che a sé stessi?
La risposta è sì ma ad alcune condizioni. I ricchi infatti sono utili alla collettività perché svolgono alcune funzioni importanti per la crescita:
accumulano e risparmiano di più e hanno una elevata propensione al rischio, quindi investono di più in innovazioni radicali che fanno crescere maggiormente la ricchezza;
dal lato della domanda, sono consumatori esigenti e “pionieri” che aiutano le innovazioni ad essere introdotte sul mercato, per diventare successivamente commodities accessibili ai più,
il loro stile di vita funge da “modello” ed incentivo a darsi da fare per chi sta sotto nella scala sociale.
Ma ci sono alcuni “ma” decisivi. Queste dinamiche beneficiano la società nel suo complesso a condizione che ci sia mobilità sociale. Essa è possibile attraverso l’accesso dei “poveri ma meritevoli” all’istruzione, al credito ed ai mercati. Con il ricambio continuo della classe dirigente la mobilità sociale seleziona le idee ed iniziative con maggiore potenziale economico.
I ricchi, si sa, tentano naturalmente di mantenere il proprio primato limitando le opportunità dei potenziali concorrenti con i “salotti buoni”, la corruzione e la manipolazione dell’informazione e della vita politica. Perciò una democrazia sana e vibrante, che assicuri i fattori di mobilità e limiti la prepotenza delle elite del momento è essenziale al benessere collettivo. Essa tollera l’accumulo della ricchezza ma la redistribuisce verso scuola, sanità, giustizia e sicurezza per tutti; preserva gelosamente la concorrenza nei mercati, l’uguaglianza dei cittadini, la libertà di informazione e la corretta selezione della dirigenza politica ed amministrativa.
Senza democrazia la gobba del privilegio diventa il macigno che abbatte il cammello: l’economia ristagna e l’odio sociale cresce fino all’implosione, prima o poi.
Luca Romanelli