La scuola che si mescola con la vita vera, gli studenti che si misurano con un mestiere, quello del geometra, che si fa non solo sulla carta ma toccando un muro, misurando una parete, guardando lontano. Succede all’istituto tecnico commerciale e per geometri Carducci Galilei. Succede con due insegnanti illuminate che da sette anni accompagnano gli studenti dentro una storia grande, quella delle case di terra. Una ricerca accurata che ha incontrato quella portata avanti da Carlo Verducci e Giocondo Rongoni che da qualche tempo hanno cominciato ad interessarsi allo stesso argomento, fotografando e cercando storie. Il progetto della scuola è nato nel 2007, nell’ambito di Saggi Paesaggi, iniziativa dell’allora Provincia di Ascoli. Mariella Piacentini ha curato la parte storica, Maria Paola Puggioni, da architetto, gli aspetti tecnici, il resto l’hanno fatto i ragazzi della scuola che si sono messi in gioco e stanno guardando oltre. Spiega la professoressa Piacentini: “Il progetto è nato per offrire proposte concrete, per poter dare ai ragazzi gli strumenti reali del loro mestiere. Spesso il geometra viene visto come colui che rovina il paesaggio, il cementificatore. In realtà è profondamente responsabile di quello che succede al nostro paesaggio e può davvero cambiare le cose e fare la differenza tra il bello e il brutto. Quello che abbiamo fatto con i nostri ragazzi è stato semplicemente far loro toccare la terra, compiere dei rilievi sulle abitazioni che sono state rinvenute e la sorpresa e la passione che ci hanno messo ha fatto la differenza”. Tra gli studenti che hanno lavorato c’era Andrea Cameli che spiega: “E’ stato straordinario scoprire alcune case di terra in condizioni buone, sistemate, curate. E altre invece che sono state del tutto dimenticate. In particolare mi è capitato di visitarne una un giorno e il giorno dopo trovarla completamente rasa al suolo perché non era più utile né produttiva. Per noi è stata davvero un’occasione grande, abbiamo imparato a pensare ad una abitazione realizzata a chilometri zero, con la terra attorno, a impatto zero e pronta a tornare alla terra senza creare alcun danno al paesaggio”. Ha raccontato la professoressa Puggioni: “La nostra ricerca sta andando avanti e ci consente di guardare al futuro. In particolare la scorsa estate, con l’aiuto di un proprietario di Monte San Pietrangeli, abbiamo potuto compiere dei rilievi sulle temperature e dimostrare che le tecniche di costruzione e la sistemazione di queste case nello spazio consentiva di mantenere inalterata la temperatura, d’estate come di inverno, e di catturare il massimo della luce del sole. Abbiamo misurato e poi trascritto sulla carta i risultato e scoperto che le stanze erano tutte uguali, tutte quadrate, e il tetto coprente per evitare le intemperie sulle pareti di terra. Abbiamo nella sostanza capito che una sapienza antica consente alle case di resistere al tempo e ai malanni, senza consumare, senza creare problemi, con sviluppo per il futuro nella bioarchitettura che ci sembrano del tutto interessa. È diventata insomma una ricerca attuale e anzi importante per la strada che dobbiamo compiere, per salvaguardare il nostro paesaggio e guardare al futuro con più ottimismo”.
Angelica Malvatani