’’Sento ma non capisco le parole’’……..quante volte abbiamo sentito dire dai nostri cari queste parole? Questo fenomeno noto come Presbiacusia è espressione dell'invecchiamento dell'orecchio e consiste nella degenerazione progressiva delle cellule ciliate acustiche comportando la diminuzione della capacità di comprendere il senso delle parole: “sento ma non capisco” appunto. La persona presbiacusica, infatti, avverte meglio i suoni a bassa frequenza, come appunto quelli del rumore di fondo, che mascherano le parole dell'interlocutore, mentre i suoni più acuti, come le voci femminili, il trillo del telefono, lo squillo del campanello di casa, creano le maggiori difficoltà. Nella presbiacusia viene inoltre compromessa l'analisi dei suoni acuti specifici delle consonanti, fondamentali per l'intelligibilità del messaggio. Così come un presbite vede, ma non riconosce i dettagli, un presbiacusico sente, ma non riconosce tutte le parole. Infatti l’orecchio fatica a sentire i suoni acuti, quelli per esempio di molte consonanti: d, t, s, f, p, sc. Se ad un presbiacusico chiediamo, ad un metro di distanza e con un tono di voce normale: Sai sciare? lui sentirà: Aii iare ? Ha sentito benissimo il suono della nostra domanda ma, avendo perso quelle consonanti, cosa ha capito? Tecnicamente non è sordo, ma la sostanza non è molto diversa. Il guaio però è che la presbiacusia può degenerare in una vera e propria sordità comportando notevoli rischi di recupero della funziona uditiva in quanto il cervello tenderà a ‘’dimenticare’’ alcuni suoni ed impiegherà molto più tempo per imparare a riconoscerli. Ai motivi clinici inoltre si aggiungono importanti disagi psicologici , infatti il presbiacusico tende a chiudersi in se stesso ed a isolarsi in quanto non riesce a comprendere bene le persone che hanno accanto accelerando cosi il declino cognitivo tipico della terza età. Molte di queste persone non sanno che cosa devono fare e non seguono un corretto iter diagnostico e terapeutico. Spesso chi è affetto da questo calo uditivo approfitta di qualche opportunità per farsi misurare l'udito, per esempio in una farmacia effettuando una misura della capacità uditiva, ma non una diagnosi e nemmeno una prescrizione medica. La misurazione della capacità uditiva infatti è solo il primo passo di una visita otorinolaringoiatrica. Attraverso una visita otorinolaringoiatrica corredata da esami audiologici complementari (impedenzometria, potenziali evocati uditivi, TC, RMN, ecc.) è possibile arrivare ad una diagnosi corretta e quindi capire quale potrà essere la terapia più adatta. Dopo una corretta valutazione audiologica, il medico specialista può prescrivere l’utilizzo di una protesi acustica valutando la possibilità di ottenere un buon risultato con la protesi. Un buon otorinolaringoiatra, in collaborazione con un Tecnico Audioprotesista, è in grado di capire se una determinata sordità potrà beneficiare della protesi acustica e consigliarla solo se ci sarà un teorico vantaggio. La sordità determinata dall'invecchiamento è una riduzione dell'udito e l’utilizzo di una protesi acustica può dare un notevole beneficio alle persone affette. Risulta quindi di fondamentale importanza una stretta collaborazione tra lo Specialista Otorinolaringoiatra e il tecnico audioprotesista che possono dare consigli fondamentali nella scelta dell'apparecchio acustico.
Simonetta Calamita