Pubblicato il 04 Novembre 2013 da admin
Giulia Catani
C’è qualcosa che bolle in pentola e che probabilmente rivoluzionerà le città.
L’ANCI (associazione dei comuni italiani) ha lanciato una sfida : modificare il codice della strada portando i limite massimo di velocità nei centri urbani da 50 km/h a 30 km/h.
Il Governo stava già lavorando sul tema attraverso un disegno di legge atto a garantire la sicurezza nelle aree urbane, con la sola esclusione delle arterie di scorrimento.
La proposta dell’ ANCI comunque non si limita alla sola riduzione dei limiti di velocità, ma prevede che la struttura della viabilità urbana sia riveduta e corretta in maniera radicale.
Una sintesi della proposta: le strade dovranno avere il lato destro libero dai parcheggi per consentire il transito delle biciclette, deve essere prevista la presenza di semafori dedicati ai ciclisti che anticipino la loro ripartenza rispetto agli autoveicoli, i ciclisti dovranno circolazione all’interno della viabilità urbana senza essere relegati all’interno di piste dedicate.
Si tratta di favorire la mobilità dolce senza dichiarare guerra alle auto, o meglio dichiarando guerra all’abuso dell’auto. Si tratta di disincentivare l’utilizzo dell’auto nei centri urbani per stare al passo con le città del nord Europa, riducendo le emissioni di CO2, riducendo i consumi di combustibili, salvaguardando i monumenti e la salute umana.
Una serie di dati vanno segnalati :
- dal 2001 ad oggi i ciclisti in città (quelli che prendono la bici per andare a lavorare e non per andare a fare la sgambata del fine settimana) sono aumentati di circa il 6%;
- l’Italia, insieme alla Grecia, è il paese europeo in cui ci c’è il maggior numero di incidenti a discapito di pedoni e ciclisti,
- in Italia si elevano complessivamente ben 250.000 multe al giorno per il mancato rispetto delle norme del codice della strada.
Credo che l’iniziativa della riduzione dei limiti di velocità all’interno dei centri abitati, ove ciò sia possibile dice il disegno di legge, sia lodevole, nella speranza che, di pari passo, si inizi a modernizzare anche il sistema dei trasporti pubblici, a creare nuove isole pedonali.
Ma una riflessione ora mi viene in mente: come si farà a far rispettare i nuovi limiti di velocità quando neppure i 50 km/h vengono considerati?
Un esempio per tutti. Intorno al Colosseo a Roma sono già scattati i nuovi limiti di velocità, le motivazioni sono diverse, esse sono legate alla tutela del monumento e non alla tutela del pedone e o del ciclista, e comunque l’area è stata disseminata di autovelox.. L’informazione non è stata veicolata (il termine è quasi d’obbligo!) in maniera sufficiente in città, con conseguenza che le multe elevate sono state tutte, o quasi, impugnate al Giudice di Pace e rimandate al mittente. Il caos è stato enorme ed alla fine cosa è successo? Gli autovelox sono rimasti, ma sono stati disabilitati, un po’ come tutte quelle colonnine arancioni e blu che vediamo nel nostro territorio e che fanno da deterrente soltanto a pochi automobilisti, forse solo a quelli che in gergo vengono chiamati “della domenica”.
Rimarranno allora tutte pie intenzioni? Speriamo di no. Molti criticano questo disegno di legge affermando che il cambiamento deve essere strutturale e radicale, ma intanto cominciamo con un primo passo!
Giulia Catani