Nelle sue Memorie istoriche delle arti e degli artisti della Marca d’Ancona (1834) Amico Ricci menziona il pittore Giberti da Montegiberto, quel Gilberto Todini che lo storico concittadino padre Giuseppe Santarelli dice fecondo pittore, attivo fino alla tardissima età.
Le vicende della sua vita sono poco conosciute, e possono essere raccontate attraverso le opere giunte fino a noi, alla committenza, alle citazioni che altri artisti ne hanno lasciato.Sono certe le due affermazioni del Santarelli, sia per il numero di opere a lui attribuite e attribuibili, sia per la lunga vita, come certifica un’altima “firma” a un ritratto di ecclesiastico.
Nacque a Monte Giberto (anche questo è da dirsi con certezza, in presenza di un contratto che Gilberto Todini da Montegiberto sottoscrisse con i frati del convento agostiniano di Fermo) nel 1701 e – sempre notizie del Ricci – fu allievo del veneto Francesco Trevisani (1656-1746), pittore attivo a Roma, conosciuto per i suoi colori e lo stile marattiano: si fa conoscere specialmente nell'aria delle teste e nel tono generale delle tinte trevisanesco non poco scrisse il Ricci, poi accusando prese a strapazzare il mestiere (…) nella tarda vecchiezza.
Che, nella fretta di dipingere, il Todini sacrificasse la qualità espressiva, è circostanza avvalorata dalla lamentela degli agostiniani fermani, che non rimasero soddisfatti dalle quattro pale d’altare per loro realizzate negli anni 1734-1735 (Madonna col Bambino con quattro santi e cherubini, Crocifisso con la Vergine, la Maddalena, san Sebastiano, santa Rita da Cascia e altri santi in adorazione di Gesù, tre santi agostiniani in preghiera davanti a Cristo e alla Vergine).
Prolifica la produzione del pittore. A lui possono essere assegnate con certezza opere a nel convento delle Benedettine a Offida, a Potenza Picena (diverse tele nella chiesa dei Cappuccini, 1742), sei tele (1750 ca.) nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Fermo, interessanti in quanto raffigurano santi fondatori di ordini religiosi, a San Domenico di Teramo (la battaglia contro gli Albigesi, 1757, nell’immagine), a Fermo (chiese dell’Angelo Custode, della Madonna del Pianto, della Pietà), a Monterubbiano (1770, Collegiata di Santa Maria dei Letterati). Altre opere esistevano a Sant’Elpidio a Mare (Oratorio dei San Filippo Neri), mentre altre gli vengono attribuite a Montelparo e in altre località. A volte è stato scambiato, tanto il suo pennello gli si avvicina, al più noto Francesco Mancini da Sant’Angelo in Vado.
Come per la vita, è incerta la data della morte, che avvenne in una età eccezionalmente avanzata, dal momento che nel 1798 firmò un ritratto a olio del parroco di santa Caterina di Fermo, mons. Ciabattoni, Aetatis suae annorum 97/ A.D. 1798 / Gilbertus Todini pingebat.
Secondo alcuni fu quello l’anno della sua morte.
Giovanni Martinelli