10 anni, grazie Matteo. Comincia così la cerimonia del premio Biancucci, dedicata ai ragazzi delle scuole che hanno lavorato, disegnato, scritto sul tema della donazione.
È il lavoro di un anno che l’Aido, con l’Admo e l’Avis e il supporto dei club Rotary del Fermano conduce proprio dentro gli istituti, a sensibilizzare sulla vita e sulla speranza, nel nome di Matteo Biancucci che si è spento troppo presto ma che ha lasciato al mondo i suoi organi per la vita di altri.
In sala i genitori, Patrizia e Silvano, e il fratello Alberto che racconta: <Noi a Petritoli costruiamo strumenti musicali, abbiamo voluto dedicare un prodotto a mio fratello, chi acquista è consapevole che in ogni prodotto ci sono 100 euro che vengono donati all’Aido di Fermo. Un nostro tamburo suona a Sanremo e anche grazie al festival doneremo altri soldi perché ne venderemo altri dieci, ne faremo al massimo 100, ricordando sempre Matteo>.
Il sindaco Paolo Calcinaro ha ricordato come nel fare la carta di identità nel comune di Fermo si possa dire un sì grande, per concedersi al dono degli organi quando arriverà il momento di ciascuno.
Il vescovo Rocco Pennacchio parla di una scelta che determina anche l’identità: <Essere una persona che dona modifica la storia e la società, dentro un cammino che va sempre rimodulato. Viviamo un clima che ci fa chiudere nel bene immediato, nell’uso immediato di ciò che ci fa più comodo. Alla fine riusciamo a capire che l’uomo è l’unica creatura che Dio ha creato per se stesso e non si realizza pienamente se non attraverso il dono di sé. Alla base della donazione ci sono sempre dei principi da rispettare, la socialità, l’integrità della persona, del donante che va tutelato>.
Presente anche il governatore del distretto 2090 del Rotary, Gabrio Filonzi che parla dell’impegno dei Club sui territori per migliorare la vita delle persone.
Luca Moreschini, presidente Aido, parla, come di consueto col cuore: <Io voglio dedicare un pensiero a Elide, Laura, Patrizia, Antonietta, sono le mamme che hanno fatto il gesto più straordinario nel momento del dono, hanno lasciato gli organi del loro figli>.
I giovani hanno capito.
Hanno disegnato, hanno scritto pensieri, si sono dedicati al concetto di dono e di vita, di speranza, di futuro.
Lavori tutti bellissimi, felice di essere ad una festa così Franco Rossi, presidente provinciale Avis, che ha ricordato: <Il dono è qualcosa che si dà e non ci si aspetta niente in cambio, senza sangue i trapianti non si fanno, i bimbi leucemici non possono andare avanti, se fate un pensiero al fatto che un trapianto banale servono almeno 60-80 sacche di sangue capite il senso di quello che facciamo. Dobbiamo imparare a donare in maniera automatica, perché poi si riuscirà a donare sempre altra vita>.
Alberto Viozzi, responsabile del centro coordinamento donazioni del Murri, ricorda il valore del dono in un tempo in cui si preferisce chiudersi in se stessi, pensando anche alle cellule staminali preziose e custodite nel cordone ombelicale.
Alla fine il premio è stato così distribuito:
per la sezione fotografica, primo premio per Lucia Barissani del 4 AF del liceo Preziotti, secondo premio per Elena Rastelli del 5 Lico artistico Licini di Porto San Giorgio, terzo premio per Sofia Stefoni del 5 AFGl sempre del Licini. Menzione speciale per Asia Maria Morelli, Sibilla Bacalini, Lucia Grilli, Fatima Moustahsane e Iman Anboub del 4 ARIM dell’Itet Carducci Galilei.
Per la sezione pittorica, prima classificata Sofia Noemi Pinola, del 4 liceo artistico Licini, secondo premio per Ilaria Marchetti, sempre del Licini, terzo premio per Francesca Ciaralli, del liceo artistico Preziotti.
Menzione speciale per Chiara Mancini, Giorgia Guarnaccia e Chiara Mancini.
Per la sezione letteraria, primo premio per Viola D’Emidio col suo testo : <Non so per chi ma so perché>, del 4 liceo artistico Preziotti, l’istituto che ha davvero fatto il pieno di riconoscimenti. Secondo premio per Mattia Santarelli del liceo classico Annibal Caro, terzo Gabriele Vittori del liceo scientifico Medi di Montegiorgio, menzione speciale per Filippo Sandroni del liceo scientifico Onesti di Fermo e per Matteo Bulgini dell’istituto Carlo Urbani di Porto Sant’Elpidio.
Le lacrime di felicità le riconosci, hanno dentro un sorriso. Sono negli occhi e nella voce di chi ha ricevuto in dono la vita per due volte, alla nascita e con un trapianto, per ricominciare a camminare e a sognare.
Sono i testimoni di Aido, Admo, Avis, delle associazioni che promuovono il dono, la solidarietà, l’attenzione tra le persone. Il premio Matteo Biancucci è l’occasione per ascoltare, capire, imparare.
Laura Baleani ha ricevuto il midollo osseo, fanno due anni che festeggia <ri-compleanno>: <Mi sono ammalata di leucemia un anno e mezzo fa, nell’arco di pochi giorni la malattia mi avrebbe portato via. Mi considero una privilegiata, sono riuscita a trovare una compatibilità per il midollo osseo e sono riuscita a voltare pagina. Ho tre figli, il più piccolo aveva 3 anni quando mi sono ammalata, lui oggi ne ha 5 e mezzo e tutti i giorni mi dice quanto sia contento che sono qui, questa è una cosa enorme che ha fatto qualcuno che non mi conosce>.
Giulio Cola ha avuto un fegato nuovo un anno fa, per una vita senza più medicine, iniezioni, paure: <Sono nato emofilico, con un problema di coagulazione del sangue, questo ha condizionato la mia vita di ragazzino e poi tutti i miei giorni, dovevo avere sempre con me il fattore ottavo da iniettarmi se mi facevo male. Non potevo correre, saltare, giocare, portavo con me sempre il farmaco salva vita. A sei anni ho avuto epatite e il mio fegato ha iniziato a degenerare per 40 anni fino a che ha deciso di non funzionare più, mi davano un paio di anni di vita. L’anno scorso di questi tempi non mi sono svegliato, sono finito in coma, mi sono svegliato in terapia intensiva. Da lì è cominciato un calvario, non potevo fare nemmeno un piano di scale. La prospettiva era di non festeggiare il Natale con la mia famiglia, sarebbe finita a breve, sono arrivate tre chiamate, due volte mi hanno rimandato a casa, poi sono rinato. La mattina dopo il trapianto era tutto diverso, ero un’altra persona. Il tempo è vita e la vita risiede nel cuore, mi è stato dato il tempo di vedere i miei figli crescere, dentro una vita diversa e migliore>.
Sono Giulio 2.0, <sono rinato quel giorno e spero di meritarlo, con mia moglie che non mi ha mai trattato da malato, mia sorella che è medico e non si è mai arresa, l’equipe dei trapianti, chi mi ha salvato in terapia intensiva perché è stata fatta una cosa grande>.
Alessandro Rutolini ha donato il suo midollo, racconta la gioia di sapere che c’era una persona che aveva bisogno di lui per vivere, e Ostilio Nigrisoli che piange molto, ricorda l’attesa, le preghiere, un fegato nuovo che è arrivato ad agosto scorso, la nuova vita di oggi. E poi c’è Laura, il suo piccolo Filippo morendo ha salvato tantissime vite, tra venti giorni nascerà un fratellino di Filippo e di Cloe e sarà il simbolo di qualcosa che non può finire, la bellezza della vita e del cuoricino di un bimbo che non può smettere di battere.
Angelica Malvatani