Non ammesso sicuramente nel novero degli artisti che segnarono un tempo o una corrente, Guarino Roscioli è passato alla memoria soprattutto per i busti dei papi, dei suoi contemporanei principalmente.
Nato a Montottone il 24 ottobre 1895, emigrato insieme alla famiglia a cercare lavoro nel malsano agro pontino, orfano di madre, contrasse il tifo e tornò per curarsi nell’ Ospedale di Montottone dove, durante la lunga degenza, cominciò a realizzare i primi modelli, affascinato da sempre, come racconterà, dalla bellezza dell’arte, particolarmente dalla scultura.
Chiamato alle armi nel 1915 e congedato per una grave forma di polmonite, riuscì a entrare nella scuola del museo artistico di Roma, dove si diplomò brillantemente, venendo in contatto con le botteghe degli artisti di nome. Dopo le difficoltà degli inizi (partecipò senza esito a bandi e concorsi) e la realizzazione di decori e fontane per alcune chiese e ville, nel 1929 fu chiamato a lavorare in Vaticano. Erano gli anni del fervore costruttivo e architettonico di Roma, al quale non si sottrasse la santa sede per i nuovi palazzi e le nuove strutture del piccolo stato.
Entro le mura realizzò alcune fontane (celebri quelle “della conchiglia” in piazza del Governatorato del 1930 e della Stazione ferroviaria vaticana, 1933) ma, dopo aver scolpito la statua di Pio XI nell’atrio del Governatorato, gli furono commissionati diversi busti di papa Ratti, ben 28. Un filone, quello dei busti papali, di vago sapore classico, che non si interromperà con i successori: saranno ben 24 quelli di Pio XII, 4 di Giovanni XIII, due di Paolo VI (uno può essere ammirato nell’appartamento papale in San Giovanni in Laterano).
Finalmente affermato, decorato con l’Ordine della Corona d’Italia, lavorò per lo stato italiano, realizzando i busti di grandi scienziati (Galilei, Galvani, Leonardo, Marconi) per la nuova sede del C.N.R. (1938) e per il Museo delle poste e telecomunicazioni, del re e di Mussolini per il palazzo dell’INAIL.
Tornò spesso nella sua terra, realizzando opere che ancora si possono ammirare a Montottone, Fermo, Sant’Elpidio, Porto San Giorgio, Grottammare, San Benedetto. Durante la guerra fu chiamato a Loreto a realizzare i pannelli in bronzo con i misteri del Rosario lungo la Scala Santa.
Fu attivo anche dopo la guerra, firmando ancora busti per la Camera dei deputati, l’Università Cattolica, alcuni musei, e gruppi scultorei e decorativi in chiese della capitale e in tutt’Italia. Sue opere furono commissionate all’estero, a Santo Domingo, in Cile, in Colombia, oltre che in città italiane (Cosenza, Tortona, Catanzaro, Reggio Calabria, Salerno etc.). Come è stato scritto, Roscioli, morto a Roma l’1 aprile 1978, “non trova una precisa collocazione storica nell’ambito delle tendenze artistiche del ‘900” ma prendendo a modello le esperienze del passato “riuscì ugualmente a essere contemporaneo”. Giovanni Martinelli