Ogni anno la Cassa di Risparmio di Fermo assegna alcune borse di studio per i licenziati del Liceo classico che vogliono continuare i loro studi universitari. Sono intitolate a Trento Nunzi, che Fermo ricorda con una delle sue vie principali.
Questa l’unica memoria di un bravo giovane, uno studente modello, nato nella casa dei nonni a Casette d’Ete di Sant’Elpidio a Mare il 5 settembre 1893. Il padre, Pasquale, prima calzolaio, aveva avviato da qualche tempo una redditizia attività di apicoltore a Grottazzolina, ottenendo riconoscimenti in esposizioni nazionali e internazionali, costruendosi una solida posizione economica.
Da fervente patriota, aveva chiamato i due figli Trento e Trieste. La bambina morì di pochi mesi e, volendo dare all’unico figlio la migliore istruzione, non appena questi ebbe conseguito la licenza elementare, si trasferì con la famiglia a Fermo. Qui il ragazzo frequentò con ammirevole profitto le medie e poi il Liceo «Annibal Caro»: era talmente bravo che ottenne in quarta e quinta liceo l’esonero dagli esami in tutte le materie e, nel 1912, il diploma senza esami e con una menzione d’onore.
Divenne la leggenda del prestigioso istituto, tanto che il preside lo chiamerà più volte, negli anni successivi, a tenere supplenze e lezioni. Pur portato per le materie scientifiche, Trento Nunzi si iscrisse alla facoltà di legge dell’università di Roma, che frequentò sempre con grande profitto per tre anni, fino all’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale.
Come tanti studenti della sua generazione, nel maggio del 1915 fu chiamato alle armi e inviato al primo corso allievi ufficiali presso la Scuola militare di Modena, dalla quale uscì pochi mesi dopo con il grado di sottotenente.
A settembre fu destinato in zona di guerra al 10° reggimento di fanteria di stanza a Cervignano del Friuli. Partendo, da persona di grande responsabilità, essendo figlio unico, pregò i genitori, nel caso non avesse più fatto ritorno, di destinare tutti i loro beni per l’istituzione di borse di studio a favore di giovani studenti licenziati dal «suo» liceo di Fermo. Fu facile profeta del suo destino: pochi giorni dopo era al fronte e il 28 ottobre 1915 cadde in combattimento sul Carso, alle pendici del San Michele. Appena qualche giorno prima aveva scritto ai genitori: «Mi raccomando, state allegri. L’allegria è l’unica cosa che si possa contendere al destino».
Rispettando la volontà del figlio, il 3 febbraio successivo Pasquale Nunzi dispose con testamento olografo che le rendite del suo consistente patrimonio servissero a costituire borse di studio annuali intitolate alla memoria del figlio e destinate a studenti diplomati al «Caro» iscritti all’università di Roma. Il patrimonio passò in gestione alla Cassa di Risparmio, e quella volontà viene ancora espressa nel nome di uno studente modello che non poté vedere compiuto il suo destino.
Giovanni Martinelli