“Eccellenza” ed “innovazione”, ma anche “meridionalizzazione” e “dispersione” sono i termini più evocativi risuonati al Forum Distrettuale del Rotary organizzato dai club fermani al Fermo Forum nella domenica elettorale e dedicato alle prospettive economiche di territorio in bilico dopo lo shock del terremoto.
Una fotografia ben documentata l’ha scattata Fabio d’Erasmo nel suo intervento introduttivo: il fermano, un’area con dinamiche assimilabili a quelle delle altre centrali colpite dal sisma, sconta l’invecchiamento della popolazione, un forte impoverimento e un progressivo distacco nelle performance produttive dalla locomotiva a cui è stato tradizionalmente agganciato, il Nord-Est. Alla perdita di valore aggiunto pro-capite si accompagna un aumento delle disuguaglianze sociali: il mito di uno “sviluppo senza fratture” sembra svanire.
Certo ci sono segnali positivi, specie nell’ultimo biennio: la resilienza delle imprese, la propensione all’internazionalizzazione, una robusta vocazione imprenditoriale.
I segni concreti di questa vitalità sono stati espressi plasticamente dalle cinque aziende chiamate a testimoniare la loro capacità di reinventarsi e intervistate da Adolfo Leoni che ha condotto l’evento.
Manuelita, una media azienda calzaturiera che ha felicemente compiuto il primo trapasso generazionale, si è dotata di una gestione manageriale, pur mantenendo l’impronta familiare, e sta ripensando radicalmente ogni fase, dalla progettazione alla vendita, alla luce della digitalizzazione, della realtà virtuale ed aumentata, della raccolta ed ottimizzazione delle informazioni, dell’automazione volta a liberare risorse dalle attività ripetitive per concentrarle su quelle di alta manualità e creatività. E’ un’azienda che sa anche pensare anche in termini di sistema e di distretto, supplendo a una funzione che forse altre più grandi dovrebbero assumere: propone “piattaforme” condivise su cui innestare competitività. Sono imprenditori alla ricerca di mentidopera più che di manodoperae non sempre le trovano.
Santori, giunta alla quinta generazione, punta sulla pelle “sostenibile”, non solo assolutamente non tossica ma riciclabile e a basso consumo energetico. Lo ha fatto collegandosi ad università di punta e a network internazionali di eccellenza.
Civitanavi ha sorpreso il pubblico con la sua storia di un raro “cervello di ritorno”. Dopo alcuni anni in California, Andrea Pizzarulli ha fondato un’azienda seconda a nessuno nel mondo nella tecnologia della localizzazione inerziale, preziosa per l’aeronautica e le attività di trivellazione in assenza di segnale GPS. In pochi anni è riuscito a costruire in un territorio apparentemente alieno, in Valdaso, un team di 60 professionisti, in forte espansione.
Il fondatore di Silverskin, Luigi Blasi, ha attinto dalla sua esperienza commerciale l’idea di un tessuto contenente argento, senza cuciture, ottimale per la regolazione delle funzioni corporee in presenza di attività fisica. Pensa agli sportivi ma anche che un giorno, sempre di più, nelle grandi città si andrà al lavoro in bicicletta e non si avrà tempo di cambiarsi prima di entrare in ufficio.
Enzo Rossi ha reinventato la sua attività pastaia certificando la propria filiera, dalle materie prime alle tecniche di lavorazione, alla ricerca della qualità e dei sapori originari della tradizione della sua terra. Ne nasce un prodotto dal gusto unico che riesce a mettere insieme qualità e benessere e si affaccia su uno dei mercati più promettenti per l’export italiano.
Segnali di speranza quindi, che non devono far dimenticare che questi pionieri sono spesso soli, spesso estranei alla cultura prevalente dei loro stessi distretti, poco supportati da politiche pubbliche indispensabili nelle fasi di ideazione e consolidamento delle innovazioni. Pietro Marcolini, Presidente del glorioso ISTAO, non ha risparmiato critiche al frazionismo di un territorio già troppo piccolo di per sé, alla “dispersione” appunto di risorse in logiche ed investimenti obsoleti sul nascere. Mentre in Veneto, racconta, quattro atenei già grandi si sono coalizzati per avere già i centri di trasferimento tecnologico del Piano Industria 4.0 le nostre mini università si fanno la guerra. La pioggia di miliardi (oltre 6 per il solo Fermano) in arrivo per il sisma rischia di essere sperperata in scuole pluriclasse invece che moderni poli territoriali, o lavori eseguiti senza le economie e la qualità che possono nascere da una programmazione di ampio respiro.
Territori in bilico insomma, tra marginalizzazione e rilancio, il cui destino si gioca sulla capacità del proprio tessuto sociale di ritrovarsi intorno a nuove visioni. Il Rotary vuole essere un motore di questa tensione creativa, che fa la differenza.
Luca Romanelli