Enrico Ermelli Cupelli, nato a Fermo il 13 febbraio 1931, è stato uno dei protagonisti di primo piano della vita politica delle Marche nel secondo dopoguerra.
La politica l’aveva nel sangue: giovanissimo studente all’I.T.I. Montani, fu simpatizzante per il movimento “Giustizia e Libertà” nei momenti di rinascita post liberazione. Passò poi nelle fila del ricostituito Partito Repubblicano Italiano, del quale diventerà l’uomo di spicco prima locale poi regionale.
Dopo gli studi si dedicò alla carriera di insegnante, allo stesso tempo entrò attivamente in politica, sia nel partito sia nell’amministrazione locale. Segretario cittadino poi provinciale del P.R.I., dal 1960 al 1985 fu consigliere comunale a Fermo, ricoprendo più volte l’incarico di assessore alle finanze, al bilancio e allo sviluppo economico. Fu anche sindaco della città, per la quale sognò sempre un ruolo preminente e di aggregazione del territorio.
Fu chiamato alla presidenza del neonato Ente Di Sviluppo agricolo delle Marche e nel 1979 fu eletto per la prima volta in Parlamento nella IX legislatura, e sarà deputato per tre legislature consecutive, ricoprendo per due volte nel periodo 1987-89, nei governi Goria e De Mita, l’incarico di sottosegretario al Commercio estero a fianco del ministro Renato Ruggiero.
In tale veste accolse a Fermo in visita di stato l’allora Presidente del Senato ed ex Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini. Fu questo il periodo nel quale fu chiamato nel consiglio nazionale del Partito repubblicano e a Fermo alla presidenza della Fermana calcio, società alla ricerca del rilancio.
Dopo la non riconferma nelle elezioni del 1992, accettò di essere al servizio ancora della politica militante, vedendo però disgregarsi lentamente quello che era stato il suo mondo di riferimento. Per questo fece sentire la sua voce nelle strategie del territorio, e tornò alla sua antica passione, gli studi sul periodo risorgimentale. Ermelli fu difatti un fervente mazziniano, nel cui pensiero di formò agli ideali “laici” di servizio dello stato nella più lineare tradizionale repubblicana.
Ritiratosi ormai a vita privata, morì a Fermo il 14 marzo 2013, da tutti rimpianto come protagonista “di razza” della vita politica fermana.
Giovanni Martinelli