Fra i più dinamici animatori delle attività sociali della diocesi di Fermo a fine ‘800, nei tempi in cui l’arcivescovo mons. Roberto Papiri dava attualmente di quell’impegno dei cattolici nelle comunità secondo lo spirito della Rerum Novarum di Leone XII, vi fu un giovane avvocato, Nicola Niccolungo.
Nato a Fermo il 22 marco 1877, laureato in legge, dirigente dell’Azione Cattolica, fu uno dei collaboratori più stretti del presule, e anche uno dei più impegnati coordinatori delle attività che facevano capo al complesso mondo dell’Opera dei Congressi.
Fortemente cattolico, iscritto al Partito Popolare, fu impegnato anche in politica e, eletto in consiglio comunale, fu prima vicesindaco poi, dal 1914 al 1919 - quindi per tutto il difficile periodo bellico - fu Sindaco di Fermo. Come Sindaco rappresentò un vero modello di amministratore benvoluto, vicino ai bisogni della gente umile, dal momento che, come si vedrà, fu ancora eletto alla fine della guerra, alle prime elezioni democratiche del 1946.
Fu presidente della Congregazione di carità, alla quale era affidata la conduzione dell’ospedale civile, e dell’Istituto tecnico industriale “Montani”, fu il primo presidente dell’Unione Sportiva Fermana, nata dalla fusione dei clubs calcistici cittadini. Fu impegnato anche nelle opere di volontariato e di soccorso alle popolazioni disagiate, tanto da meritare la medaglia d’argento al valor civile.
In ombra durante il periodo fascista, fu di nuovo in prima linea nella riorganizzazione dei partiti dopo il fascismo, e rappresentò le istanze del mondo cattolico nelle prime elezioni del 1946, nelle quali fu ancora chiamato a ricoprire la carica di Sindao e, nelle file della Democrazia Cristiana, fu eletto deputato nell’Assemblea Costituente, dopo aver fatto parte della Consulta nazionale, organismo di garanzia nominato dal governo nel 1945, una sorta di “parlamento provvisorio”, in attesa delle elezioni dell’anno successivo.
Nelle delicate elezioni del 18 aprile 1948 (I Legislatura della Repubblica) fu uno dei principali protagonisti marchigiani della campagna dei comitati civici contro l’asse social-comunista;venne ancora eletto al Senato per la Circoscrizione di Fermo con ben 57.000 voti.
Fu Sindaco di Fermo fino al 1951. Morì a Roma, nelle pause della sua attività politica, in una stanza d’albergo poco lontano dal Senato - nell’adempimento del suo dovere come disse nella commemorazione al Senato il sen. Danilo De Cocci - la notte del 28 ottobre 1952. Credo che pochi possano, come Nicola Ciccolungo, aver diritto alla riconoscenza della nazione, parole dell’allora Vicepresidente del Senato, il repubblicano senigalliese Giuseppe Chiostergi.
Giovanni Martinelli