Introdotto nel 2014 con il Decreto Legge n. 83 “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo” e reso permanente con la legge di stabilità dello scorso anno, l’Art Bonus in poco più di due anni ha convinto più di 4500 mecenati a versare più di 100 milioni di Euro di donazioni.
Si tratta di un beneficio fiscale che consente a tutti coloro, persone fisiche o imprese, che investono in opere di restauro del patrimonio artistico culturale italiano, di recuperare in tre anni, con quote annuali di pari importo, a titolo di credito d’imposta il 65% dell’intera somma donata, con il limite del 15% del reddito imponibile per i privati cittadini e del 5 per mille dei ricavi per i titolari di reddito d’impresa.
Le erogazioni liberali riguardano:
interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici;
sostegno di istituti e luoghi di cultura pubblici delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri di tradizione;
realizzazione di nuove strutture o restauro di strutture esistenti di proprietà pubblica che svolgono, senza scopo di lucro, attività nello spettacolo;
erogazioni destinate a interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali pubblici, destinate ai soggetti concessionari o affidatari dei beni oggetto d’intervento.
Il decreto legge 189/16 “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24/08/16” ha poi esteso l’Art Bonus alle donazioni, a favore del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per gli interventi di manutenzione, protezione e restauro anche di beni culturali di interesse religioso presenti nei Comuni interessati dagli eventi sismici che hanno colpito l’Italia centrale nei mesi scorsi.
Al di là dei tecnicismi fiscali, la norma rappresenta senza dubbio una svolta nell’incentivare le attività di restauro dei beni monumentali ed artistici.
Il patrimonio culturale italiano, infatti, evidenzia ormai da decenni un debito manutentivo in continuo peggioramento. I recenti eventi sismici, inoltre, hanno ancora di più evidenziato, quasi ce ne fosse bisogno, che la vulnerabilità tipica (cioè relativa alla configurazione planivolumetrica della fabbrica) e specifica (cioè relativa ai fattori di debolezza locale) dei nostri monumenti, si pensi all’abside di una chiesa, alla torre o alla vela campanaria, siano la causa primaria delle devastazioni a cui abbiamo assistito nei nostri territori.
Parrocchie ed Enti Locali ovviamente non sono sempre in grado di far fronte a significativi interventi di miglioramento sismico che, per citare il prof.arch. Francesco Doglioni, hanno come obiettivo quello di rendere compatibili l’aumento della sicurezza con la conservazione dei monumenti.
Spesso quindi, pur avendo in Italia un patrimonio artistico ineguagliabile, non si è in grado di fornire ai turisti stranieri un’offerta culturale ben valorizzata e all’altezza della qualità del bene.
Basta, infatti, superare il nostro confine di stato per notare come all’estero il patrimonio culturale, anche se inferiore al nostro per qualità e storia, venga meglio valorizzato e sia oggetto di significativi investimenti privati.
L’introduzione dell’art bonus però ha, negli ultimi anni, favorito il recupero di molti beni, ma soprattutto sta favorendo l’apprendimento e metabolizzazione di due concetti fondamentali: il patrimonio culturale appartiene a tutti i cittadini e la sua salvaguardia produce ricchezza.
Tra gli interventi più significativi realizzati negli ultimi anni mediante le erogazioni liberali si annoverano, ad esempio, quelli realizzati al Teatro della Scala di Milano e al Museo Egizio di Torino, e, nella nostra Regione, le donazioni hanno consentito il recupero della torre civica di piazza Giacomo Leopardi a Recanati, della cinta muraria del centro storico di Monteprandone, della casa natale di Rossini a Pesaro, dei musei civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata.. solo per citarne alcuni.
L’ampio successo dell’art bonus mostra quanto sia corretta la strada intrapresa, non solo per la mole degli investimenti già ottenuti, ma soprattutto perché consente, finalmente, di focalizzare l’attenzione di tutti i privati cittadini e degli imprenditori sul nostro territorio e soprattutto sui beni artistici e culturali che costituiscono uno straordinario museo diffuso e rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo economico e sociale.
Daniela Diletti