Le agiografie raccontano che mentre andava a pregare nella vicina Falerone, un bambino gli apparisse predicendogli un lungo viaggio. E un viaggio che lo tenne lontano dalla sua terra Giovanni della Penna, umile frate francescano degli inizi, lo avrebbe fatto.
Nato intorno al 1190 da povera famiglia, fu colpito dalla predica di Filippo Longo, seguace umbro di San Francesco, venuto a predicare nella Marca, tanto da seguirlo, come è raccontato ne I Fioretti, per poi ritirarsi nell’eremo di Recanati, dove prese gli ordini nel 1216.
Le cronache francescane lo segnalano in due missioni di evangelizzazione, la prima in Germania, la seconda in Provenza. Sfortunata la prima (finita con un fallimento e addirittura con l’accusa di eresia per i poveri frati) nella seconda – della quale avrebbe fatto parte anche Francesco se non fosse stato dissuaso dal card. Ugolino, futuro Gregorio IX - l’opera di Giovanni lasciò un segno e si protrasse a lungo (come piacque a Dio egli stette nella detta Provincia 25 anni, vivendo in grandissima onestà ed esemplarità, crescendo sempre in virtù e in grazia di Dio e del popolo, ed era sommamente amato dai frati e dai mondani).
Probabilmente in Francia conobbe sant’Antonio da Padova - predicatore a Limoges e Tolosa - nel capitolo di Arles, quando san Francesco apparve miracolosamente ai confratelli.
Visse pienamente secondo i principi del Santo, facendo carità, assistendo i malati, predicando il Vangelo (negli Annales Minorum è detto praedicator veneratione et admiratione dignus) e sicuramente il suo fu esempio di rettitudine se, come sembra, fu richiamato per volontà dei confrati nella sua terra dove sarebbe vissuto per altri trenta anni, ricevendo il dono di fare miracoli e della profezia.
Le cronache francescane di quegli anni sovrappongono più volte il nome di un fr. Iohannes de Penna impegnato, come esperto idraulico, nella fabbrica del convento di Sassovivo a Foligno e addirittura nella costruzione della basilica di Assisi (di quella superiore il Venturi nel 1908 gli assegnò addirittura la paternità!), ma difficilmente si tratta della stessa persona.
Ne I Fioretti fra Ugolino da Montegiorgio narrò episodi della vita di fra Giovanni probabilmente attingendo dalla memoria orale, proponendolo come esempio di zelo, di virtù francescana, di modello da imitare.
Ritornato nella sua Penna, si impegnò per comporre alcune dispute, contribuendo alla stesura dei primi Statuta comunali. Morì il 3 aprile forse del 1271 e fu sepolto nel convento di Penna, poi nella nuova chiesa di Santa Maria. Il 20 novembre 1806 Pio VII ne confermò il culto.
Giovanni Martinelli