In misura sempre crescente vengono posti alla scuola problemi di carattere sociale, bisogni che gli studenti portano a scuola perché non trovano risposta adeguata in famiglia. Di frequente provengono dagli allievi sintomi di stanchezza, delusione, disagio; gli studenti chiedono alla scuola conoscenze essenziali e durature, competenze, strategie in grado di comprendere la società, sempre più complessa e in costante sviluppo.
Tutti concordano, esperti, pedagogisti e docenti, sul fatto che non serva più un sapere astratto e libresco e che un vero apprendimento includa aspetti oltre che intellettivi anche sociali ed emotivi.
La stessa etimologia di apprendimento, ad- e pre(he)ndĕre, comporta un “venire” per sapere, una sorta di movimento. Il progetto sperimentale “ Il patentino della legalità”, partito nell’anno scolastico 2015/2016, nell’Istituto Tecnico Tecnologico Montani di Fermo in collaborazione con la Lega delle Autonomie Locali e coordinato dal dr. Cesarino Caioni, parte appunto dal presupposto che per apprendere è necessario vivere in un clima sereno e stimolante che sviluppi negli studenti fiducia e solidarietà; gli studenti vengono a scuola volentieri per “prendere”.
È necessario dunque trasformare un gruppo di studenti e docenti, che si conoscono appena, in una squadra che possa affrontare insieme le difficoltà dell’apprendimento attraverso l’adozione di atteggiamenti positivi e adeguati modelli comportamentali. L’insegnante gioca un ruolo decisivo nel determinare un particolare “clima”; pare assodato che gli insegnanti che sanno creare le situazioni più favorevoli per l’apprendimento “(...) sono caldi, amichevoli, disponibili ad aiutare, comunicativi ma, al tempo stesso, ordinati, in grado di motivare e di controllare il comportamento in classe”. (Cornoldi, De Beni e gruppo MT, 1993, p.17). Ma il Consiglio di Classe non può essere solo in questo compito così complesso, è necessaria la presenza di altri esperti e soprattutto dei genitori. Il docente bravo non è quello che sa soltanto “tenere la disciplina” e tenere “al loro posto” i ragazzi ma è quello che riesce a instaurare un clima democratico, cioè imperniato sul dialogo, sull’accettazione reciproca, sulla valorizzazione delle differenze, sulla tolleranza, sul consenso, sulla cooperazione.
Il primo obiettivo del progetto è stato dunque quello di promuovere azioni culturali ed educative in squadra con la partecipazione attiva sia degli studenti che dei docenti e, non ultimi per importanza, dei genitori al fine di creare quell’indispensabile ponte tra scuola e famiglia nell’ottica di migliorare la qualità della vita della comunità.
“Il patentino della legalità” ha avuto come caratteristica specifica la promozione della legalità, vista su due fronti, sia come rispetto delle regole, sia come prevenzione per la riduzione e contrasto ai fenomeni di disagio sociale e devianza giovanile, con particolare riferimento al bullismo e cyberbullismo. Sotto la guida degli esperti, studenti, genitori ed insegnanti si sono riuniti diverse volte, nel corso dello sviluppo del progetto, attorno ad un tavolo per analizzare e discutere le problematiche di maggior attualità relative al disagio giovanile. Diversi sono stati gli interventi congiunti emersi per promuovere una nuova Cultura che parta dalla legalità per poter vivere bene a scuola. Il progetto ha fornito gli strumenti utili per prevenire, analizzare e contrastare in particolare il fenomeno del bullismo ed il cyberbullismo e conoscere le buone pratiche del vivere civile con un nuovo approccio multidisciplinare secondo le linee di orientamento del MIUR (LINEE DI ORIENTAMENTO per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyber bullismo-2015). In sintesi è stato presentato anche il quadro emerso da una indagine conoscitiva portata avanti tra gli studenti, nella quale si evidenzia che i ragazzi conoscono le conseguenze del bullismo e del cyber bullismo; comprendono l’importanza di considerare genitori, insegnanti e compagni di classe come punto di riferimento in casi di disagio; sono consapevoli del fatto che chi subisce debba poter essere difeso entrando in confidenza con adulti esperti per abbattere il muro della paura e farsi tutelare. Con la realizzazione di questa prima fase, a cui farà seguito un secondo momento proposto per il prossimo anno scolastico, si sono poste le basi di un piano strategico di interventi mirato a costituire un Polo positivo di collaborazione, di solidarietà e di vicinanza tra insegnanti e genitori che dia maggior sicurezza agli studenti, primi protagonisti nel processo innovativo, e che prevenga i fenomeni di disagio giovanile. Deve essere evidenziato che il corso formativo è stato positivamente strutturato e sviluppato sia in attività svolte in palestra sia in quelle programmate tra i banchi di scuola. Una delle novità inserite in questa iniziativa è stata proprio quella di introdurre lezioni pratiche in palestra sulla difesa personale dove agli studenti sono state illustrate alcune tecniche di autodifesa per accrescere autostima, il senso di aggregazione e scaricare le tensioni. Fondamentale ed interessante il coinvolgimento dei ragazzi da parte degli esperti del progetto anche nella metodologia e didattica con simulazione di situazioni reali che hanno contribuito ad iniziare quel processo di squadra e cambiamento della cultura che dagli studenti deve essere però esteso con gradualità ai genitori e insegnanti perché possano agire con pari dignità e nella diversità di ruoli per lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno. Si promuove così quella rete reale a maglie larghe dove scuola, genitori istituzioni possono creare per entrare nelle situazioni di difficoltà delle generazioni del futuro e dare risposte concrete ai loro bisogni. Gli esperti sono partiti dall’analisi delle motivazioni che determinano i conflitti tra i giovani e hanno individuato la classe come gruppo dove operano delle dinamiche specifiche che nel mondo della scuola riguardano le relazioni tra i tre soggetti protagonisti, studenti, genitori ed insegnanti, come hanno avuto modo di illustrare anche i due collaboratori del Dirigente Scolastico, il prof. Vincenzo Mora e il prof. Emiliano Giorgi. Dinamiche distorte e conflitti, secondo il responsabile del progetto Caioni, originano situazioni a rischio in cui gli studenti più deboli possono diventare dei veri capri espiatori. All’evento finale, alla presenza della Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Marche, Ambito Ascoli/Fermo, dr.ssa Carla Sagretti, che ha ampiamente condiviso il progetto, hanno partecipato oltre duecento persone tra studenti, professori e genitori. Durante questa giornata è stato consegnato agli studenti il patentino di “Alfiere della legalità”, un attestato simbolico ma molto concreto per riflettere sull’importanza di impegnarsi tutti i giorni anche per la tutela dei più deboli perseguendo il bene comune. Solidarietà, vicinanza, fiducia nel prossimo e legalità i quattro pilastri alla base dell’iniziativa del tutto innovativa che ha portato alla nascita dei nuovi Alfieri. Protagonisti dei filmati proiettati all’attenta platea sono stati proprio questi studenti in grado di rappresentare al meglio l’universo dei giovani e le loro sfaccettature. Dalla palestra per la vita alla palestra reale quella illustrata attraverso un video proiettato sullo schermo dell’aula magna per ripercorrere le tappe dell’esperienza formativa. Si sono potuti osservare gli studenti impegnati nell’approfondire le tre regole dell’autodifesa dove l’esercitazione fisica si amalgama con l’allenamento mentale. Teoria e pratica anche per consentire ai ragazzi di accrescere la propria autostima la cui assenza è spesso causa di disagio giovanile. Farli sentire componenti di quel nuovo polo positivo che nella classe è capace di diventare punti di riferimento per risolvere eventuali problematiche nelle dinamiche relazionali e per raggiungere un apprendimento veramente significativo. A dimostrazione dell’importanza dell’evento l’arrivo a sorpresa nell’aula magna di Giovanni Niccolò Montani, erede vivente della dinastia dei conti Montani di Montefiore dell’Aso, i fondatori del prestigioso Istituto di Fermo. Un ponte simbolico e significativo tra il passato e i suoi valori e la conferma degli stessi nella modernità dei nostri tempi.
Margherita Bonanni