Che legame c'è tra la medicina e il mondo del cappello?
Quale valore aggiunto possono dare le ricerche mediche sulla produzione del made in Italy?
Se n'è discusso a Montappone, nel corso di un evento organizzato dai Rotary club di Fermo e Alto Fermano - Sibillini, in collaborazione col Comune e con l'Accademia salute e cappello.
In un angolo tre montapponesi doc, a intrecciare cappelli di paglia come si faceva una volta, con la maestria di un passato che è ancora garanzia di sapienza.
Tante le autorità presenti, a partire dal Prefetto Angela Pagliuca ai parlamentari Paolo Petrini e Remigio Ceroni e poi imprenditori, medici, dirigenti scolastici, il rettore dell'Università Politecnica delle Marche, tutti insieme a discutere attorno ad un solo cardine: la qualità, la forza del made in Italy firmato fermano.
Lo ha sottolineato Daniele Travaglini che ha fortemente voluto la riflessione medica attorno al prodotto cappello: “Ci sono aspetti che noi trascuriamo e che altrove danno qualità, nella cura dei dettagli, nel promuovere l'uso del cappello per garantire la salute, pensiamo ad esempio alle esposizioni ai raggi del sole. Di questo vogliamo parlare e lo abbiamo fatto con alcuni grandi nomi della medicina del nostro territorio”.
Presenti all'incontro anche il direttore dell'Area Vasta 4, Licio Livini, e la presidente dell'Ordine del medici, Anna Maria Calcagni.
Il presidente del Rotary di Fermo Luca Romanelli ha parlato di un incontro di grande valore: “Si è parlato di salute ma anche della possibilità di costruire reti e collaborazioni. Tutti questi elementi sono un terreno ricco per iniziare ad agire, raccogliendo l’appello di Paolo Marzialetti, a nome del Distretto del Cappello, a non lasciare ad altri, la distribuzione organizzata,i grandi marchi internazionali, gran parte del valore generato dalla filiera. Il valore aggiunto si recupera innovando e l’innovazione, data la polverizzazione della produzione, non può essere promossa che da reti formate da imprese, istituzioni formative, enti locali. Spetta alla politica, nelle sue proiezioni ragionali e nazionali, incoraggiare e coordinare questi processi, connettendoli alle fonti finanziarie necessarie, in gran parte di provenienza europea. Per avere i fondi europei serve progettualità, lungimiranza, pazienza e una visione chiara dei risultati attesi, noi abbiamo provato a far partire la riflessione, proprio da Montappone”.
Angelica Malvatani