Niccolò della nobile famiglia fermana dei Bonafede fu uno degli uomini politici e d’arme più importanti del ‘500. Nacque a Monte San Giusto nel 1464; avviato alla carriera ecclesiastica, studiò a Roma nel Collegio Capranica, ed entrò al servizio della corte di Alessandro VI, nominato vicario a Trani di Giovanni Castelar, nipote del papa. Governatore di Tivoli nel 1496, fu inviato per breve tempo a Venezia con mansioni diplomatiche, per poi divenire governatore di Benevento, incarico nel quale dimostrò capacità e fermezza. Nel 1499 come commissario generale delle armi pontificie partecipò alla campagna di Romagna, assumendo il governo di Forlì (1500). In ottimi rapporti con Cesare Borgia, ottenne il governo di Perugia poi, alla morte di Alessandro VI, fu tra i sostenitori dell’elezione di Pio III (Francesco Piccolomini, già vescovo di Fermo), che lo nominò Governatore di Roma, incarico nel quale fu confermato dal nuovo papa Giulio II (1503), che lo nominò vescovo di Chiusi. Nonostante le fazioni avverse e le mutevoli alleanze fra le potenti famiglie, resse il governo di Roma con saggezza ed equità, fino a quando non fu costretto a lasciare la carica e a farsi da parte. Giulio II lo richiamò, dopo avergli assegnato il governo di Forlì, mettendolo a capo delle truppe pontificie nella campagna di riconquista dei domini romagnoli, fino al trionfale ingresso a Bologna dell’11 novembre 1506. Dopo un periodo lontano dalla scena politica e militare, fu ancora in Emilia a reggere Modena contro le incursioni francesi dal ducato di Milano e a Bologna che, nonostante si fosse affrancata dal dominio papale, lo rivolle come governatore. Con lo stesso incarico di ridurre sotto l’autorità pontificia le varie signorie locali, il nuovo papa Leone X nel 1513 lo inviò nelle Marche con pieni poteri. Dopo aver frenato le maggiori città, mosse l’esercito contro Lodovico Euffreducci, signore di Fermo, che lo sfidò apertamente: con la vittoria del Bonafede nella piane di Montegiorgio il 20 marzo 1520 si chiuse definitivamente l’epoca della signoria fermana. Forse per intervento degli Orsini (parenti dell’Euffreducci) il papa lo richiamò a Roma togliendogli il governo nelle Marche e offrendogli una nunziatura, che rifiutò. Gli ultimi fatti d’arme che lo riguardarono furono i tentativi di cacciare i Malatesti da Rimini (1522). Ritiratosi a Monte San Giusto dove si era fatto costruire un bellissimo palazzo signorile e un casino fortificato in campagna, per anni temette per la vita sempre per odio degli Orsini, tanto da far intervenire Clemente VII che nel 1531 li obbligò a desistere. Morì a Monte San Giusto il 6 gennaio 1534, e si fece seppellire nella piccola chiesa di Santa Maria in Telusiano, per la quale aveva fatto realizzare a Lorenzo Lotto la stupenda crocifissione che lo ritrae ai piedi della croce.
Giovanni Martinelli