Ne Il Nome della Rosa Padre Jorge da Burgos si spinge ad uccidere i confratelli ed ultimamente a distruggere l’abbazia purché non venga riscoperto il testo di Aristotele sulla Commedia. Le religioni monoteistiche, il Cristianesimo prima ancora dell’Islam, temono il sorriso e lo hanno costantemente represso come espressione diabolica di incredulità e relativismo.
Eppure il riso, come diceva Voltaire, è una delle più alte facoltà umane. Mentre anche gli animali sono capaci di computare e ragionare, solo l’uomo ride e piange, come pure solo l’uomo riesce a pensare il Trascendente. Il senso del buffo, fenomeno sfuggente, nasce dall’intuizione dell’inadeguatezza di atteggiamenti, simboli ed opinioni rispetto alla realtà e l’effetto comico aumenta tanto più quanto chi è oggetto dello scherno ne appare inconsapevole.
Se c’è un ambito umano ove tale rischio di inadeguatezza rispetto all'oggetto, il mistero divino, è massimo, questo è proprio la religione. Le comunità religiose tendono continuamente, spesso per esigenze di coesione ed autogoverno, a tradurre il rapporto ineffabile con la divinità in liturgie, libri, immagini e codici morali. Queste finiscono nel tempo per oscurare la loro sorgente, imprigionando chi le pratica nel vuoto del loro formalismo.
Sarà per questo che Cristo non ha lasciato libri né ritratti ed ha parlato soprattutto per segni e parabole aperti a diverse interpretazioni. Attraverso questi, rileggendo il racconto dei Vangeli, ne percepiamo ancora la forza sovrannaturale. Ma poi la tradizione cristiana gli ha appiccicato un’ iconografia, una morale codificata, una gerarchia organizzata di angeli e santi nei cieli e di preti sulla terra.
Quando la satira attacca queste sovrastrutture, anche ferocemente, ci invita in fondo a riconsiderarne la provvisorietà e l’insufficienza. Se come credenti ci consideriamo feriti può essere perché ne abbiamo fatto il nostro surrogato di Dio.
Se Dio è infinito amore e libertà, è impossibile riderne. Delle sue caricature religiose si può e forse si deve.
Luca Romanelli