Delle volte è una sensazione progressiva di chiusura del naso che si instaura nel giro di qualche mese o talvolta compare improvvisamente come se fosse un raffreddore. Il naso goccia, è chiuso, passano alcuni giorni e gli odori si percepiscono di meno. Finalmente una visita con ispezione endoscopica delle fosse nasali rileva che dei polipi si stanno formando o meglio cominciano ad occupare il naso. Per polipo in medicina si intende una escrescenza mucosa. La parola, che deriva dal greco e significa molti piedi, nel caso dei polipi nasali rende bene l'idea in quanto queste escrescenze sono particolarmente ramificate e tendono ad invadere le strutture ossee da cui si originano. I polipi non si originano nel naso ma dalle strutture che comunicano con esso (seni paranasali), soprattutto dall'etmoide e dal seno mascellare. E' qui che il rivestimento mucoso, a causa di stimoli di vario genere (infiammatori, allergici, vasomotori) comincia ad ingrandirsi, tumefarsi e progressivamente occupa la struttura stessa e poi passa nel naso. Delle volte si trova un grosso ed unico polipo che dal seno mascellare occupa rutta la cavità sinusale, tutta la fossa nasale ed arriva fino ad occupare lo spazio sopra al palato (polipo antro-coanale). Chi presenta questa patologia avverte una difficoltà respiratoria solo da un lato all'inizio, ma quando poi il polipo passa ad occupare tutto il rinofaringe la sensazione è di respirare male da ambedue le fosse nasali. In qualche caso capita addirittura che chiedendo al paziente di aprire la bocca, si riesce a vedere una massa biancastra che si affaccia al disotto del palato molle. Più spesso i polipi si originano dall'etmoide, struttura ossea della base del cranio che è costituita da una serie di piccole concamerazioni (immaginiamo un'insieme di cellette dell'alveare, ma non tutte uguali e con molte varianti anatomiche). In questo caso non si trova un solo polipo ma un numero variabile di polipi che più o meno vanno ad occupare una od ambedue le fosse nasali. I sintomi li abbiamo descritti all'inizio come secrezione, difficoltà di respirazione, diminuzione dell'olfatto e quindi spesso, come conseguenza, anche del gusto, senso di ottundimento e cefalea.
Cosa fare per diagnosticarli?
La prima cosa è una fibro-endoscopia (esame con le fibre ottiche flessibili che introdotte nel naso permettono di esplorare le fosse nasali ed i punti di comunicazione dei seni paranasali). La manovra può essere preceduta da una leggera anestesia locale con spray o, se le fosse nasali sono ampie ed il paziente non è pauroso anche senza anestesia. L'endoscopio può essere collegato con una telecamera che permette di farne una registrazione su DVD, sulla memoria di un PC o congelarla su una foto. Detto esame dura pochi minuti ed è un passo obbligato per la diagnosi (divaricare solamente le narici con un rinoscopio è assolutamente insufficiente, a meno che non ci troviamo davanti ad una poliposi massiva che ha già occupato completamente le fosse nasali e che non permette il passaggio dell'endoscopio). Successivamente dobbiamo sottoporre il paziente ad uno studio per immagini (TAC o RM) che ci permette di vedere l'estensione della poliposi dentro le strutture ossee da cui hanno preso origine, per conoscere la forma di questi seni paranasali soprattutto al fine di avere un quadro ben chiaro di quello che va fatto in caso di intervento chirurgico. Anche le prove allergometriche sono da consigliare, per sapere se esiste un'origine in tal senso della patologia e per effettuare una eventuale terapia e prevenzione.
C'è quindi possibilità di recidiva?
E' qui il punto dolente della vicenda: quello delle recidive. Recidive che si possono verificare molto spesso dopo ottimi risultati iniziali con la terapia medica e/o con quella chirurgica. La terapia medica d'attacco si basa sull'uso di cortisonici, antibiotici per via generale e poi va continuata per lungo tempo con cicli periodici di cortisonici per uso locale e con gli antagonisti dei recettori leucotrienici. Ai primi sintomi di ripresa della sintomatologia va ripetuta la terapia d'attacco e vanno effettuati controlli periodici avvertendo il paziente che spesso quando lui si accorge che qualcosa non va già si sono riformati dei polipi abbastanza voluminosi. Il paziente deve avere molta costanza nelle cure, nei controlli e non lasciarsi prendere dall'entusiasmo di un miglioramento iniziale rinviando o omettendo i controlli.
Quando la terapia medica non ha avuto successo trova indicazione quella chirurgica?
La terapia chirurgica è da alcuni anni basata su tecniche operatorie endoscopiche. Si collega cioè un endoscopio rigido ad una telecamera, in maniera che il chirurgo possa vedere sul monitor posto davanti a lui, ingrandito, il campo operatorio (logicamente c'è la possibilità di registrare l'intervento). Per togliere i polipi più voluminosi esistono oggi degli apparecchi appositi (Debrider), forniti di una lama che ruota in una camicia di protezione, che collegata con l'aspirazione toglie i frammenti dal. campo operatorio. Una volta effettuata una accurata toilette delle o della fossa nasale, potendo a questo punto riconoscere le strutture anatomiche, si procede all'apertura con apposito strumentario delle cavità paranasali di origine dei polipi (seno etmoidale, frontale, mascellare, sfenoidale) ed alla rimozione di polipi ed eventuale materiale infetto (pus, masse mi cotiche, granulazioni). Si effettua emostasi con varie tecniche e successivamente si tamponano le fosse nasali. L'intervento si può fare anche in anestesia locale con sedazione, ma è preferibile l'anestesia generale. Dopo 3-4 giorni vengono rimossi i tamponi, si eseguono medicazioni e toilette delle fosse nasali ambulatorialmente per alcune settimane e si comincia precocemente la terapia di mantenimento che è la stessa che si usa per evitare le recidive quando si effettua la sola terapia medica. Il decorso postoperatorio non è doloroso e la rimozione dei tamponi non drammatica, come quando i seni paranasali venivano aperti per altra via.
Simonetta Calamita