La strada per la serenità sta nel rispettare i propri limiti. E poi, non smettere di lottare, mai, per le cose in cui si crede, per la bellezza del mondo, per le cose che vale la pena vedere.
La vita di Daniele Malavolta si può riassumere in queste poche righe, un combattente nato che dalle difficoltà della vita non si è lasciato abbattere. Oggi ha 43 anni Daniele, ne aveva nemmeno 20 quando gli è capitato un terribile incidente sul lavoro per via di un macchinario che funzionava male. Una situazione da cui si è svegliato con una lesione seria al midollo e l’impossibilità di rimettersi in piedi. Nel fisico ma nell’anima. Subito è cominciata la voglia di riprendere in mano la vita, anche grazie alla famiglia di Daniele, ai suoi amici che hanno fatto i turni per non lasciarlo mai solo. Ci sono stati i giorni della rianimazione, i lunghi mesi al Santo Stefano e poi i percorsi di riabilitazione portati avanti per anni.
Il risultato è che oggi la vita di Malavolta è di nuovo piena, piena di emozioni e di viaggi, dell’impegno per gli altri, degli affetti più cari. Dopo aver preso il brevetto per la subacquea, è stato tra i fondatori dell’associazione sportiva Liberi nel Vento che si occupa di garantire ai disabili la possibilità di vivere il mare grazie alle imbarcazioni appositamente attrezzate.
Un impegno che dura dal 2002, grazie alla passione di Daniele che ha condiviso il suo sogno con Cinzia, Marco, Massimo, con Sergio Brunamontini, con Fabrizio Ortenzi, con Graziella, con un’infinità di amici che negli anni si sono avvicendati.
Tutto questo ha portato lo scorso anno all’organizzazione a Porto San Giorgio del mondiale di vela per disabili, manifestazione perfetta in una città che ha dimostrato di poter andare oltre ogni barriera.
Nel frattempo Malavolta si è anche formato per diventare disegnatore di elicotteri di alta qualità, un lavoro che ha svolto per cinque anni.
In questi giorni è arrivato il riconoscimento più significativo, il premio per il “Marchigiano dell’anno” proprio all’associazione Liberi nel vento, per la forza di un sogno, per l’energia che c’è in un gruppo di persone a cui la vita ha tolto tanto ma non la voglia di reagire e di trascorrere le giornate nella gioia e nella speranza. Sono i giorni dell’emozione, non si è ancora spenta la gioia per il premio Marchigiano dell’anno conquistato dall’associazione Liberi nel vento, la sua creatura, un luogo nel quale si sta tra amici a sognare cose sempre più ambiziose.
Daniele Malavolta è oggi un giovane uomo sereno, sempre di corsa dietro le sue idee, pronto a vivere il mare in tutte le sue forme.
Non è sempre stato così, nel 1995, l’anno del maledetto incidente, sulla sua vita non avrebbe scommesso granché. Che ricordi conserva di quel periodo? “L’impatto con la mia nuova realtà ovviamente è stato tremendo, avevo pensieri pesanti, pensavo di non farcela a reagire. Poi, sono stato fortunato, ho avuto vicino la mia famiglia, la comunità di Lido di Fermo ha davvero creato un clima incredibile. Sono stato 40 giorni a Teramo in riabilitazione e mi ricordo un giorno nel quale la mia stanza era talmente piena di amici che alla fine i medici hanno perso la pazienza. A quel punto ho cominciato a pensare che dovevo reagire, per me ma anche per tutti loro.
Quando sono entrato al Santo Stefano ho ripensato a quando stavo ancora bene, quando passavo davanti all’istituto e guardavo gli occhi di chi stava dentro. Ci stavo io adesso e la situazione era decisamente diversa”. Qual è stata la spinta più forte per reagire? “Di sicuro la mia voglia di viaggiare, di vedere il mondo. Ho ripreso quasi subito. Dopo due anni di cure e di riabilitazione ho fatto il primo viaggio di nuovo da solo, con gli amici, a Sharm El Sheik, facevo immersioni.
Il destino mi ha messo davanti un’insegnante di subacquea speciale, era Claudia, me ne sono innamorato praticamente subito. Lei è di Como e viveva in Egitto in quel periodo. Sono rimasto pure io e abbiamo cominciato a girare il mondo insieme. Siamo tornati in Italia dopo l’11 settembre e a quel punto abbiamo scelto di sposarci, alle Tremiti, proprio vicino al quel mare nel quale ci siamo immersi tante volte”. Avete girato praticamente ogni angolo di mondo, dall’Africa alle Filippine, la Malesia, l’Egitto, la California.
Quali i ricordi più significativi? “Quello che so è che ovunque ho trovato persone buone. Mai una volta sono stato in difficoltà per la mia disabilità. In Africa la mattina appena aprivo la porta avevo già un mucchio di persone pronte ad aiutarmi. E quella volta che alle Filippine la mia carrozzina non è arrivata perché è sbarcata a Tokio e sono rimasto tre giorni su un mezzo di fortuna. Mi è capitato di bucare la gomma, mi sono capitate tante avventure ma davvero io e Claudia abbiamo capito il mondo e chi ci abita, abbiamo potuto interpretare il bello e il brutto di questo nostro straordinario pianeta.
Abbiamo ancora un sacco di cose da vedere”. Liberi nel vento è l’associazione che ha voluto fortemente. “Siamo impegnati in tanti in un progetto che è di puro volontariato. Abbiamo istruttori professionisti che ovviamente paghiamo ma il resto è solo generosità. Abbiamo fatto tante cose e ancora ne vogliamo fare. In questo momento abbiamo dato ad un bambino di 11 anni la possibilità di fare vela, grazie ad una barca appositamente attrezzata e arrivata dall’Australia. Vorremmo proseguire su questa strada e dedicarci sempre di più ai giovanissimi.
E poi, ho contatti con gli Emirati Arabi dove c’è la squadra di vela più forte del mondo per organizzare anche lì un’esperienza paraolimpica, con la vela per disabili.
Il mio sogno è anche quello di far salire su una barca a vela il mio amico Angelo La Rocca, non può muovere le mani e la carrozzina la sposta col mento. Stiamo studiando un sistema che consenta anche a lui di vivere il mare, un’esperienza incredibile, un sogno che si avvera e che io voglio regalargli, a tutti i costi”.
Sull’esperienza di Liberi nel vento sono nate altre realtà in Italia, in Sardegna e in Liguria ad esempio e i volontari fermani sono punto di riferimento del settore. Al porto di Porto San Giorgio arrivano da tutta Italia disabili per allenarsi, per vivere la magia del mare che ti passa tra i capelli. “Io dico sempre che più siamo e più ci divertiamo, l’importante è avere buon vento”.
Angelica Malvatani Share