A quasi 30 anni dalla inaugurazione il megaporto turistico sangiorgese, a lungo sognato come chiave di volta dell’economia cittadina, resta una clamorosa incompiuta. La nebbia che avvolge la proprietà e la politica locale promette altri decenni d’inerzia.
L’Approdo, se si vuole, è un tragico monumento alla miopia e al provincialismo della classe dirigente locale. L’opera fu realizzata da una cordata di imprenditori e politici che nulla sapevano di porti ma che in testa aveva una sola cosa: colare centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, vendere e scappare col malloppo. Le banche, allora largamente in mano alla politica, furono tirate dentro fino all’inevitabile fallimento.
Apparentemente ignari di come si possa concepire una moderna marina e dell’evoluzione delle tecniche e del gusto architettonici, gli attuali proprietari continuano a proporre un immondo monterozzo di miniresidence da piazzare nell’area ricavata dal mare, di proprietà pubblica. Vogliono insomma rifare Tre Archi, che era già superata quando fu realizzata, negli anni ’80. Con la complicazione che tra un quarto di secolo la proprietà dei manufatti tornerebbe al Comune per cui non si capisce come la cosa possa essere redditizia, a meno di non immaginare opache (e ridicole) promesse di rinnovo (a che condizioni?) delle concessioni demaniali.
I politici sangiorgesi non sono stati capaci di proporre all’opinione pubblica neppure uno straccio di idea progettuale. Un sindaco recentemente (e fortunatamente) cacciato dalla sua stessa maggioranza ebbe la faccia tosta di portare in piazza il progetto dei privati vendendolo come suo. L’attuale ha troppo desiderio di appuntarsi la stelletta della rinascita della struttura per rischiare il minimo turbamento alle aspettative della proprietà.
Per uno scherzo estivo, l’ultimo BUS (bollettino delle amministrazioni fermane e sangiorgese) pubblica in copertina il progetto (gratuito) immaginato dall’amico architetto Roberto Frollà: una torre iconica di 20 piani ad alto contenuto architettonico e tecnologico, destinata ad un target affluente e prevalentemente straniero, attorniata da servizi portuali e ricreativi. Roberto la prevede nell’area demaniale, dentro il porto, ma potrebbe anche essere collocata al posto dell’adiacente vecchio mercato ittico, sulla cui destinazione, in maniera incomprensibile, c’è la nebbia più fitta.
Rimarrà una bella provocazione temo, che turberà un poco il sonno ai palazzinari e farà sospirare i nostri timidi amministratori.
Luca Romanelli