Forse lo si ricorda per essere stato (anche qui probabilmente) il maestro del più celebre Annibal Caro. Di certo Rodolfo Iracinti (o Aracinti) fu umanista e letterato di buon livello, maggiore della scarna memoria che ha lasciato.
Nacque a Monterubbiano da famiglia di reggimento alla fine del ’400, per qualche storico nel 1492, ma non si hanno riscontri certi della data. Era in tenera età quando la sua famiglia, in disgrazia politica, dovette abbandonare la patria per rifugiarsi a Teramo e qui ricostruirsi una vita.
A Teramo prese gli ordini religiosi e iniziò l’attività di scrittore, dando le stampe appena ventenne (1511) la prima opera Juliades o De gestis Julii Secondi Pont. Max.dedicata a papa Giulio II. Un testo importante anche dal punto di vista biografico, perché l’Iracinti parla con struggente nostalgia della sua Monterubbiano «patria un tempo felice» citando le vicissitudini politiche che portaronoil padre a riparare da parenti in Abruzzo.
Forse per intervento dello zio don Francesco, pievano monterubbianese, nel 1521 Rodolfo ottenne l’insegnamento a Civitanova dove, secondo la tradizione, ebbe fra i suoi allievi anche Annibal Caro. Nel 1524 dedicò al duca da Varano di Camerino il poema Judicium paradis editato in Ancona.
L’anno prima era morto lo zio e, dopo non molte vicissitudini e difficoltà, nel 1526 ottenne di subentrargli nel plebanato, riuscendo così a ritornare a Monterubbiano, dove sarebbe rimasto fino alla morte.
Persona erudita, rètore affabile e prosatore gradevole, Iracinti fu compiutamente uomo del rinascimento, e le sue opere latine dal sapore classico furono accolte con favore ed ebbero buona fama per tutto il cinquecento.
Fu in contatto epistolare con i protagonisti della scena culturale del tempo, particolarmente con il Caro, grazie al quale entrò in contatto con altri influenti personaggi, potendo ad un tempo seguire la sua innata vocazione culturale senza tralasciare la cura delle anime come pievano.
Nel 1541 pubblicò a Roma, con dedicatoria al regnante Paolo III Farnese che in quegli anni aveva spostatoda Fermo a Montottone la sede del potere con la costituzione dello Stato in Agro Piceno, e a Margherita d’Austria (anche lei una Farnese) le «Farnesiae elegiae ac Virgineum epitalamium», un elogio al buon governo della potente famiglia che in quel secolo avrebbe dato alla Chiesa potenti personaggi e governanti.
Secondo uno storico locale, il Laurenzi, scrisse anche una storia di Monterubbiano, cosa non improbabile visto l’amore che egli aveva per il suo paese, ma purtroppo non se ne ha traccia. Rodolfo Iracinti morì a Monterubbiano nel 1555.
Giovanni Martinelli