Alvaro Valentini, poeta, narratore, traduttore, critico, è una delle figure più interessanti della cultura italiana della seconda metà del novecento. Nacque a Fermo il 16 gennaio 1924. La sua vita fu presto segnata dalla tragica morte del padre per un incidente sul lavoro, e quest’assenza ricorrerà più volte nella sua produzione letteraria.
Laureatosi in lettere nel 1946 a Roma con la tesi «Situazione della poesia di Cardarelli», discussa con Giuseppe Ungaretti, si dedicò all’insegnamento nella sua città, prima nelle medie inferiori, poi all’Istituto tecnico industriale, infine nei licei. Poi per quasi vent’anni insegnò letteratura italiana moderna e contemporanea nell’Università di Macerata.
Fu scrittore fecondo, poeta sensibile, autore di numerosissimi saggi critici, da Dante a Montale. Collaborò come traduttore e critico con riviste e quotidiani. Riuscì a pubblicare la sua prima opera («Niobe», il primo dei «Carmina docta») grazie all’interessamento di Ungaretti.
Dedito particolarmente alla poesia (la purezza dello stile lo ha fatto avvicinare da più critici a Eugenio Montale) la cui produzione è stata raccolta dopo la sua morte in un volume curato da Sandro Baldoncini, pubblicò anche opere di narrativa: il romanzo «I conigli e lo stregone» (Venezia 1959), uscito nel 1962 in edizione olandese per i tipi della Pax, i racconti La ciminiera, La luna in diligenza e altri racconti, Mantissa e altre fiabe, Il signore invisibile e il suo cane famoso e altri racconti, L’ombra, Si fa presto a dire gatto, La vera storia dello sceicco Mihimm el Ghiroth per la prima volta rivelata ai lettori italiani, Tre fiabe. Il suo Leggete così è una delle opere didatticamente più utili che siano state pubblicate per promuovere il gusto della lettura sia di narrativa sia di poesia. A fianco della sua poesia, il garbo leggero delle fiabe, la testimonianza di chi vuole ancora sognare per dimenticare le prove della vita.
Grande studioso di Giacomo Leopardi, fu attivo vicepresidente del Centro studi leopardiani di Recanati per il quale curò diverse iniziative. Morì nella sua Fermo il 21 febbraio 1996. La sua città continua a ricordarlo con rimpianto: gli ha intitolato la piazzetta della «sua» Campoleggio, un centro studi, diverse iniziative commemorative, un premio per la critica letteraria.
Anche il mondo della critica e della cultura ne hanno lentamente riscoperto la pregnanza culturale e la grandezza delle opere.
Giovanni Martinelli