2014.03.11 – “Franco Matacotta (Fermo 1916 – Genova 1978) – Il poeta dell’angoscia esistenziale” di Giovanni Martinelli

Pubblicato il 11 Marzo 2014 da admin

Giovanni Martinelli

Giovanni Martinelli

Ingiustamente dimenticato, Franco Matacotta è stato uno dei maggiori protagonisti della letteratura italiana della seconda metà del ’900.

Nato a Fermo nel 1916, ebbe una vita tormentata, carica di tristezze e delusioni, di indecisioni, di quel dolore generazionale che sempre accompagnò le sue composizioni. Studiò al liceo classico di Fermo, poi frequentò l’università di lettere a Roma. Qui conobbe, a casa di Filippo Tommaso Marinetti, l’attempata scrittrice Sibilla Aleramo: nacque un rapporto intimo travolgente, che non mancò di destare scandalo (forse il poeta è ricordato più per quella strana storia che per la sua poesia). Fu lei comunque la sua musa, il pungolo a scrivere. Chiusa la relazione, nel 1949 pubblicò il cosiddetto Taccuino Matacotta nel quale raccolse inediti di Dino Campana, che dell’Aleramo era stato per anni compagno.

Dopo le prime composizioni, durante la lotta partigiana Matacotta scrisse, anche con lo pseudonimo di «Francesco Monterosso», versi inneggianti alla libertà e alle questioni sociali (Fisarmonica rossa, La terra occupata) con un forte impegno politico, che, nel 1945, lo farà aderire al partito comunista.

Cessato il rapporto con la Aleramo, si dedicò all’insegnamento, sempre alla costante ricerca di una difficile identità, di una risposta alla sua crisi esistenziale. Questa lotta interna lo rese nomade da una cattedra all’altra (insegnò a Civitavecchia, Fermo, Osimo, Rho, Milano, Levanto, Bergamo, Nervi, Genova). Con Naialuna vinse nel 1948 il «Premio San Pellegrino», collaborò alla rivista «Prospettive» di Curzio Malaparte, pubblicò Ubbidiamo alla terra, anticipazione, come scrissero i critici, della sua definitiva crisi esistenziale.

Si era sposato con una collega e aveva avuto due figli. Nel 1957 abbandonò la famiglia per trasferirsi a Milano.L’anno precedente, dopo i fatti d’Ungheria, aveva lasciato il partito comunista e composto Versi americani e Gli orti marchigiani. In poco tempo si abbatterono su di lui alcune tragedie che segnarono ulteriormente la sua personalità, tanto da smettere di scrivere per quindici anni. Morirono a poca distanza l’uno dall’altro l’amata Sibilla, la moglie, il padre e il piccolo figlio Massimo, soffocato in casa in un innocente quanto tragico gioco.

Cercò ancora di uscire dalla crisi risposandosi, ma questo non portò giovamento alla sua tranquillità. Riprese a scrivere, e questo fece sperare in una rinascita personale. Nel 1976 uscì a Milano La peste di Milano e altri poemetti, l’anno successivo Canzoniere d’amore.

Morì a Genova il 2 maggio 1978. Sulla casa natale, a Fermo, lo ricordano queste parole: «poeta dell’angoscia esistenziale e della tragedia di un’epoca».

Giovanni Martinelli

Franco Matacotta

Franco Matacotta

   

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