Educare alla legalità.
Cosa vuol dire e quale ruolo ha la scuola nella pratica formativa che educa alla legalità? Quali sono le azioni possibili per educare alla cittadinanza democratica che ci renda più consapevoli e capaci di incidere sulla realtà?
Queste domande hanno aperto la riflessione delle scuole della Regione partecipanti al progetto ”Legal-mente: itinerari per una cultura della legalità” promosso dall’Ombudsman regionale, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e con il Dipartimento politiche integrate e sicurezza della Regione Marche, intorno al tema dell’educazione alla legalità che da sempre si identifica con le pratiche formative del fare memoria e dell’educazione ai valori e alla coscienza civica. Il fine dell’intero progetto è stato quello di operare per costruire una società più giusta e legale che si basa sulle individualità per creare esperienze comuni e condivise che danno un senso al vivere sociale che sappia riconoscere le differenze di tutti nel pieno rispetto della convivenza e delle buone ragioni. Il concetto di consapevolezza porta alla prospettiva formativa dell’educazione alla legalità: quello che si rivolge alla formazione di un pensiero democratico, responsabile e, al tempo stesso, orientato al valore. Educare alla legalità diviene allora sfondo integratore dell’intero curricolo didattico in cui le diverse discipline concorrono alla costruzione di una nuova cultura della legalità: coltivare la logica del fare domande, del chiedere ragioni e cercare risposte ai perché, di pensare con la propria testa e di assumere decisioni consapevoli e responsabili come membri di una comunità. Pensare e agire sono, dunque, strettamente connessi. Il curricolo serve per sperimentare con gli alunni che si cresce all’interno di una comunità e che si diviene grandi davvero, quando si è capaci di accettarne i limiti e le regole. Il gruppo classe si trasforma in una comunità di ricerca che si interroga su questioni piccole e grandi: che cos’è l’amore, l’amicizia, la guerra, la pace, la giustizia, l’ingiustizia, le leggi, la democrazia, il potere, la libertà, la legalità.
L’Istituto I.P.S.I.A. “O. Ricci” di Fermo è tra le cinque Scuole Superiori della Regione che hanno aderito alle proposte di “Legal-mente”. Gli studenti, attraverso la realizzazione di un cortometraggio “My name is Giovanna” che tratta il tema del bullismo, hanno potuto acquisire competenze operative e rielaborative utili ad orientarsi in modo autonomo nei confronti del tema trattato, ma nello stesso tempo spendibili nella vita di tutti i giorni. Il progetto, nel suo svolgersi, è diventato un importante contesto di relazione che ha messo in gioco, non solo le precomprensioni di tutte le soggettività, ma la struttura e i percorsi stessi della comprensione che ha attivato dei processi, individuali e collettivi, di reinterpretazione del proprio modo di pensare e di agire. Questi due aspetti si sono compenetrati a vicenda producendo un lavoro interpretativo che non è più del singolo, ma di tutta la comunità che così arricchisce continuamente il proprio sapere. Le ragioni e le potenzialità formative a favore dell’utilizzo del curricolo nel campo dell’educazione alla legalità sono, dunque, molteplici in quanto fanno acquisire competenze che permettono agli alunni di raggiungere quelle capacità che non solo garantiscono conoscenze durature e dignità sociale, ma che sono soprattutto modi di essere riconosciuti validi sia dall’individuo che li mette in pratica che dalla comunità tutta.
My name is Giovanna racconta di un ragazzo che non ha voglia di studiare. Si avvicina la chiusura dell’anno scolastico e teme di essere bocciato: l’unica soluzione è quella di farsi fare i compiti dalla più brava della classe. Grazie alla complicità di due “compari” impone alla compagna di eseguire per lui i compiti scritti e di preparare le interrogazioni… Erika non riesce ad opporsi, perché ha paura: non esce più con gli amici in quanto deve sobbarcarsi una mole di lavoro doppia per soddisfare le pretese di Zak. Due compagni di classe intuiscono il dramma che Erika sta vivendo e decidono di aiutarla. Il prossimo compito d’inglese diventerà lo strumento di una “simpatica” vendetta che si tramuterà nella soluzione positiva della vicenda…
Il progetto regionale ha visto un valore aggiunto nella mostra didattica itinerante tra le città di Ancona, Fano, San Benedetto, Fermo e Macerata: i lavori delle scuole sono offerti come esempio di buone pratiche a tutta la realtà regionale che, visitando la mostra, avrà motivo di riflettere su un aspetto che riguarda il presente ed investe nel futuro del nostro Paese.
Stefania Scatasta
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