Lo studio effettua un’estrapolazione dell’andamento delle economie dei principali Paesi del mondo e formula accurate previsioni che giungono al 2030.
In economia, si sa, le previsioni vengono spesso smentite dai fatti ed anche le previsioni a breve scadenza, sovente vengono sovvertite. Esse però hanno il merito di fare riflettere e immaginare cosa è più probabile che possa accadere in assenza di energiche correzioni di rotta.
La notizia più eclatante riferita dagli autorevoli studi, + che il Pil della Cina supererà il valore di quello degli USA nel 2028.
Più nel breve termine, il governo cinese ritiene che l'economia del Paese crescerà del 7,6% quest'anno, leggermente sotto il 7,7% del 2012 ma più dell'obiettivo indicato per il 2013 pari al 7,5%.
Insomma, tassi di sviluppo da capogiro, se paragonati con quelli caratteristici delle economie “avanzate”.
Dunque la Cina, con il sorpasso degli Usa, diventerà la prima potenza economica mondiale già dal 2028 e già di per sé, la notizia sconvolge rimuovendo quelle certezze che ci hanno da sempre accompagnato.
Ma non è l’unica. Due anni più tardi, nel 2030, l'economia britannica sorpasserà quella tedesca, diventando la prima economia in Europa.
Secondo il rapporto, la Germania scenderà a livello globale dal quarto posto del 2013 al sesto tra 2023 e 2028. Per la Francia il calo sarà più pesante: passerà dal quinto posto di quest'anno all'ottavo nel 2018, il decimo nel 2023 e il tredicesimo nel 2028.
Il 2013 ha invece mostrato solo due cambiamenti nelle prime 20 economie: la Russia sorpasserà l'Italia, colpita dalla recessione, per guadagnare l'ottavo posto e il Canada supererà l'India a causa del crollo della rupia, riprendendo così la seconda posizione tra le più grandi economie del Commonwealth e la decima del mondo.
Sempre secondo lo studio, l'India supererà il Giappone nel 2028 divenendo la terza economia mondiale. Mentre il Brasile entro il 2023 supererà sia la Gran Bretagna sia la Germania per diventare la quinta economia mondiale. Nei prossimi quattro anni tutte le economie emergenti compiranno importanti passi in avanti: nel 2018 la Russia sarà al sesto posto, l'India al nono, il Messico al dodicesimo, la Corea al tredicesimo e la Turchia al diciassettesimo.
E l’Italia? Il rapporto assegna al nostro Paese per il 2028 il poco glorioso 15^ posto, dopo uno scivolone di ben otto posizioni dalle posizioni attuali.
Si, avete capito bene: 8 posizioni in meno rispetto ad oggi e saremo surclassati da “potenze economiche” quali l’Australia – quattordicesima -, la Turchia – dodicesima – e la Corea - undicesima – solo per fare alcuni nomi.
Non posso fare a meno di segnalare come la notizia sia stata largamente sottaciuta dai principali mezzi d’informazione alle prese, ormai da tropo tempo, con problemi di ben più modesto spessore.
Forse non faremo le larghe intese. Ma le larghe omissioni, quelle si.
Insomma, sia da destra come da sinistra, la notizia evidentemente non interessa.
Già, da destra come da sinistra. Ma stando dentro il Paese, il rapporto non può che apparire in tutta la sua gravità. Basti pensare che nel 2028, alle riunioni del G-10, l’Italia sarà irrimediabilmente esclusa non potendo sperare di esservi riammessa, nemmeno dopo i play-off, tanto saremo distanti!
Non vorrei riderci sopra, ma non oso immaginare la diversa eco che invece avrebbe avuto una previsione che vedeva l’Italia al 15.mo posto ai prossimi mondiali in Brasile!
La catastrofe sarebbe stata vivisezionata in mille e mille programmi televisivi, tutti pronti a suggerire l’antidoto buono a evitare all’Italia pallonara un destino tanto infelice.
Mentre, invece, della retrocessione nella serie “B” dell’economia non interessa un granché.
E questo probabilmente, più che l’effetto, è la causa, il motivo della sonora bocciatura.
Mentre gli altri Paesi, reagiscono alla crisi universale facendo riforme ed adattando i rispettivi sistemi produttivi alle diverse necessità, noi restiamo perennemente legati e alle prese con le nostre camarille quotidiane. Citare le vicende come quella, recentissima, della norma sugli affitti d’oro è inutile e riduttivo. Sarebbe un esempio.
Ma se ne potrebbero fare mille altri.
E siamo sempre più risucchiati in questioni di bassa lega, mancando di slancio e della minima, necessaria progettualità. Non riusciamo a liberarci delle dispendiose logiche del passato e dei localismi frulla-soldi.
Le chiamano “istanze che provengono dai territori” ma altro non sono che il concentrato del peggiore e più becero lobbismo spendereccio di cui l’Italia è capace che, invece che essere additato e posto alla gogna, trova spazio ed ascolto quando non anche consacrato in ignobili provvedimenti legislativi.
Intanto si allarga il fossato che separa l’Italia dal resto del mondo che invece cresce e progredisce.
Tutto, nel generale disinteresse.
Marchetto Morrone Mozzi