Siamo in attesa dell’approvazione della nuova legge di stabilità per sapere quali saranno le nuove manovre atte a contenere la spesa pubblica o a finanziare la spesa pubblica.
Da tempo si parla di riforme, di spendig review, di ottimizzazione, ma come sempre la strada è faticosa ed in salita.
Allora non si assume più negli enti pubblici. La decisione è tale senza guardare in faccia nessuno, senza valutare se l’ente nel corso della sua gestione ha applicato una politica del personale a risparmio oppure no, senza stabilire un parametro di riferimento per la quantificazione delle risorse umane in un ente, calcolato in base ai gli abitanti, all’estensione del territorio o ad un qualsiasi altro termine di valutazione (purché ci sia!).
Le riforme sono lente e spesso ci accorgiamo di avere norme a disposizione che nessuno applica.
Un esempio di riforma, lenta ed in salita, è quella legata alle città metropolitane. La legge risale a 23 anni fa (non ho sbagliato è proprio 23!!!) ed è stata inserita nella costituzione da 12 anni.
Beh, già 23 anni fa ci si era posto il problema di contrarre la spesa pubblica, si era proiettati nell’ottica di fornire ai cittadini servizi più efficienti a costi contenuti, si voleva migliorare la qualità urbana. Ma nonostante tutto ciò si è continuato con gli sprechi per ben 23 anni ignorando completamente una norma che avrebbe riorganizzato enti e territorio.
In Italia non sono solo gli sprechi che vanno controllati, ma va puntato il dito anche sulla cattiva gestione dei beni pubblici. Alcuni esempi.
Leggendo il rapporto di Legambiente anno 2011 si scoprono alcune cose abbastanza interessati:
- per quanto riguarda le concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali le regioni non hanno operato l’adeguamento dei canoni stabiliti nella conferenza Stato/Regioni del 2006, ma intanto il prezzo al consumo dell’acqua minerale si adegua ed aumenta. Nel rapporto salta all’occhio un dato direi pure scandaloso: la regione Liguria incassa annualmente 5.000,00 (dicesi cinquemila/00) Euro per 978 ettari di concessioni
- per quanto riguarda lo sfruttamento delle cave alcune regioni incassano il 4% del prezzo di vendita degli inerti, ma alcune regioni, tra cui Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia, non incassano nulla, cedono gratuitamente lo sfruttamento di una risorsa comune, aprono delle ferite inguaribili nel territorio senza averne una contropartita.
Non ultimi i canoni demaniali. Nel 2012 l’Agenzia del Demanio ha incassato 102,6 milioni di euro dagli imprenditori delle spiagge per 18.000.000 metri quadri occupati, pari a poco più di 5 euro a mq, pari ad una media di 3.000,00 (tremila) Euro a stabilimento balneare.
Non c’è bisogno di commentare, i fronti da attaccare sono diversi: non solo è necessario ridurre gli sprechi quando ce ne sono in maniera accertata, ma anche gestire in maniera corretta i nostri beni!
Giulia Catani.