L’agenda digitale cos’è? Tutti pensavamo già di averla in quelle diavolerie elettroniche che si portano in tasca o che si disperdono nelle borsette delle signore e che finiscono sempre di suonare una volta che le si è trovate (finalmente!). L’Agenda Digitale (scritta con le lettere maiuscole) è invece un progetto molto più serio. L’Agenda Digitale Italiana (ADI) è stata istituita il primo marzo 2012 con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione con l’apporto del Ministro per la Coesione Territoriale, del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e del Ministro dell'Economia e delle Finanze (quanti!!). Essa si applica nei seguenti settori: identità digitale, PA digitale/Open data, istruzione digitale, sanità digitale, divario digitale, pagamenti elettronici e giustizia digitale e serve sostanzialmente a riorganizzare la macchina amministrativa, tenendo conto dei principi di efficienza e risparmio. Ma l’Agenda Digitale non è un frutto tipicamente italiano, essa fu presentata nel maggio del 2010 dalla Commissione Europea per favorire l'innovazione, la crescita economica e la competitività. Essa è una delle sette iniziative della strategia EU2020 che si incentra su obiettivi riguardanti l’occupazione, la ricerca, l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’istruzione e la lotta contro la povertà. Il 2020 per il Consiglio Europeo è l’anno in cui ci potemmo considerare fuori dalla crisi economica. Ma torniamo all’ ADI. L'obiettivo principale dell'Agenda è ottenere vantaggi socio-economici sostenibili grazie ad un mercato digitale unico basato su Internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili…..ergo…. accesso più agevole ai servizi pubblici, migliore qualità della vita, trasporti più sicuri ed efficienti, una migliore sanità. Ma quali potrebbero essere i rischi? I benefici che se ne potrebbero trarre potrebbero essere limitati da preoccupazioni legate alla riservatezza, alla sicurezza, alla facilità e capacità di accesso ad internet, alla usabilità di tale strumento. Ci vorrà il cosiddetto cambio generazionale affinché l’Agenda Digitale funzioni a pieno ritmo?? Ma cosa serve perché tale progetto funzioni. Le cose sono tante e l’Unione Europea le ha sintetizzate in alcuni punti (pilastri) a cui tutti gli Stati devono tendere: - mercato digitale unico; - internet veloce e superveloce; - interoperabilità e standard; - fiducia e sicurezza informatica; - ricerca ed innovazione; - alfabettizzazione informatica; - ICT per la società (tecnologie dell'informazione e della comunicazione o anche TIC). Beh…finalmente (spero) alcune cose potranno essere alla portata di un click. Scomparirà finalmente l’odiata burocrazia? Scusate, ma il punto interrogativo è d’obbligo. Giulia Catani