C'è una spia semplice e a basso costo per identificare chi è a maggior rischio d'infarto. E' dal tutto indolore, e si scopre con un comune esame delle urine. Si chiama microalbuminuria: la presenza di piccole tracce di proteine può essere indice non solo di danno renale, ma anche di alterazioni della permeabilità delle arteriole renali e quindi mettere in evidenza un problema vascolare presente in tutto l'organismo. La microalbuminuria, una lieve ma anormale escrezione urinaria di albumina (evidenziabile con un test di laboratorio specifico ma ormai ampiamente disponibile), è quindi un potente marcatore integrato di rischio nell'ipertensione arteriosa. Numerosi studi clinici hanno documentato una stretta correlazione tra microalbuminuria e vari fattori di rischio metabolici e non, nonché vari segni clinici di danno agli organi bersaglio: ipertrofia ventricolare sinistra, ispessimenti e placche aterosclerotiche alle carotidi. Dalla microalbuminuria, il discorso passa comunque all'ipertensione. Secondo lo studio Pamela, condotto in Lombardia, solo il 21 per cento dei pazienti ipertesi oggi è ben controllato in Italia. "Il principale ostacolo alla terapia ipertensiva è la bassa aderenza - fa notare Giuseppe Mancia direttore della Clinica Medica e del Dipartimento di Medicina dell'Università Milano Bicocca presso l'ospedale San Gerardo di Monza. Dobbiamo allargare ad ampie fasce della popolazione i benefici che abbiamo con le attuali terapie". Alessandra Pompei