Il futuro che sta arrivando e che bisogna imparare a governare, un futuro che ha bisogno di città per avere punti di appoggio e radici sicure.
È partito da qui il convegno organizzato dalla Presidenza del consiglio comunale, in collaborazione con il network Nomisma, in una cornice del tutto speciale. Teatro dell'incontro, affollatissimo, la sala Olivetti del nuovo museo del Montani.
Il futuro, appunto, che incontra la tradizione. Dopo i saluti del presidente del consiglio Giovanni Lanciotti e del sindaco Nella Brambatti, che ha sottolineato quanto sia utile e importante discutere di urbanistica anche quando si hanno posizioni differenti, è intervenuto l'economia Marco Marcatili, di Nomisma, che ha fotografato la realtà da cui parte Fermo, la città ideale, intesa come territorio fermano, per un progetto pilota che porti sviluppo e qualità della vita.
Marcatili ha parlato dell'attuale recessione che a Fermo vedrà una ripresa in tempi piuttosto lunghi: “Ci vorranno 17 anni per uscire da questo stato di crisi e non si potrà prescindere da una politica di sviluppo orientata ai luoghi.
Occorre partire dalla dinamica della popolazione residente, capire chi sono e dove vanno i cittadini di cui dobbiamo occuparci”.
A Fermo la crescita della popolazione si è da diverso tempo arrestata, nonostante continuino ad arrivare gli immigrati.
Se ne vanno invece i giovani, per quello che l'economista ha definito il “voto con i piedi”, la misura cioè dell'apprezzamento del governo di una città, fatto semplicemente scegliendo di andare da un'altra parte. “Ci sono anche diverse situazioni in cui i residenti non sono poi gli utilizzatori dei servizi. Tanti i fermani che per esempio si servono a Porto San Giorgio e a Porto Sant'Elpidio, fino ad arrivare a Civitanova Marche. I sistemi urbani reali sono diversi da quelli che immaginiamo, ci sono comportamenti che forzano le mura della città”.
Per quanto riguarda il consumo del suolo, maglia nera a Porto San Giorgio e a Pedaso, meglio se la cava Fermo città: “Fermo è una città accogliente ma non attraente, bisogna ripensare ad una città intera che sia reale, non una cartolina. L'idea di una città fatta di piccoli comuni ma integrati, con strumenti urbanistici flessibili, cercando la partecipazione civile e imprenditoriale.
La città resta il punto focale del cambiamento, anche nelle difficoltà finanziarie: agli amministratori il compito di fare cose buone e buoni esempi”.
Il sociologo Massimiliano Colombi ha passato in rassegna i problemi di questi nostri tempi, con un welfare sempre più in ginocchio e comunità che fanno fatica ad assumersi la responsabilità di reggere le città.
Un progetto bello, luminoso e lineare, che in tanti hanno subito immaginato in alcune zone fermane in cerca di futuro. Lo ha presentata a Fermo, al convegno alle officine Montani, l'architetto Giovanni Giacopone, del Progetto Cmr di cui è amministratore l'architetto Massimo Roj.
Giacopone ha illustrato l'idea di recupero di un'area dismessa, una ex raffineria, a Villasanta, comune di 13 mila abitanti nei pressi di Monza. “Una 'ecocity', un progetto di ricucitura tra l'esistente e una zona che non aveva più futuro e che aveva urgente bisogno di una bonifica”. In un attimo il pensiero è andato alle nostre aree dismesse, da quella della conceria fino all'ex zuccherificio, passando anche alla Ceramica Lauretana. Quella di Monza è un'area di 300 mila metri quadrati, divisa tra residenziale, commerciale, produttivo e direzionale. Il cuore del nuovo insediamento è un grande parco che ha restituito colore e aria ad una zona per troppo tempo inquinata:
“L'idea è stata anche quella di conciliare il passato con la modernità, la memoria con le prospettive future. Dove stava il vecchio sito abbiamo realizzato un orto botanico e un parco tematico, per non far dimenticare alle nuove generazioni quello che si faceva in quell'area. E ancora, c'è una piazza, un quartiere residenziale di alta qualità anche energetica, tutto nel rispetto dell'ambiente, realizzando edifici alti che consentano di risparmiare sul consumo del suolo”.
L'architetto ha precisato che l'idea non era quella di fare un quartiere dormitorio ma di costruire spazi residenziali e di comunità che potessero essere davvero attraenti: “Del resto questo credo sia il compito dell'architetto, trovare le soluzioni più interessanti per ricucire il tessuto urbano, con le strade e gli spazi verdi e le piazze da vivere.
Un'idea che è piaciuta ai tanti amministratori presenti, all'incontro c'era anche il Prefetto, Emilia Zarrilli, in prima fila insieme con l'assessore provinciale Guglielmo Massucci, il sindaco di Porto San Giorgio Nicola Loira e il presidente della Camera di Commercio Graziano Di Battista, più dietro consiglieri e assessori comunali, tutti insieme, maggioranza e opposizione, a immaginare un'idea diversa di città, che parta dalle persone e dell'ambiente che c'è, per arrivare al futuro.
Angelica Malvatani