Il riordino delle Province ed il destino di quella fermana sono stati al centro della partecipata conviviale del Rotary del capoluogo, ieri sera presso l’agriturismo La Corte. Luca Romanelli, introducendo l’incontro, ha fatto il punto sul complesso iter avviato dal Governo Monti e si è quindi soffermato sullo scenario della possibile macroprovincia Picena che potrebbe nascere dall’unione di Fermo con Ascoli e Macerata. Secondo Romanelli, i tre territori condividono una storia politica e religiosa millenaria, dalla provincia romana, alla medievale Marca Firmana , all’Arcidiocesi Metropolitana dello Stato Pontificio. I dialetti e le tradizioni popolari sono molto vicini, se non coincidenti; i Sibillini incorniciano un territorio omogeneo e continuo di colline, piccole valli e spiagge accoglienti. L’economia è ovunque basata su distretti specializzati di piccole e medie imprese. Alcuni, come quello trainante della calzatura, stringono fortemente Fermo e Macerata ; altri, come la meccanica, l’alimentare, il turismo, la plastica, l’agroindustria, sono presenti in maniera diffusa dal Tronto al Musone, con punte di eccellenza diffuse. Le tre attuali province condividono inoltre le maggiori sfide politiche ed amministrative. Tra queste, il riequilibrio di un territorio congestionato sulla costa ed impoverito all’interno, la tutela integrata del paesaggio, la carenza di reti di comunicazione, specie telematiche, l’inefficienza e la frammentazione di alcuni servizi di pubblica utilità (raccolta rifiuti, rete del gas), la riduzione dei costi e della lentezza di enti locali che non si parlano o sono troppo piccoli per essere efficienti. La Provincia Picena, ha concluso Romanelli, può essere un’opportunità se immaginata come “plurale”, disegnata “dal basso” in una prospettiva di sostenibilità ed innovazione istituzionale. Le nuove tecnologie consentono di immaginare una rete di servizi flessibile, fortemente integrata e nello stesso tempo diffusa sul territorio. Questi comprendono non solo l’Ente Provincia, che di fatto assorbe il 5% delle risorse degli enti locali, ma anche quelli decentrati dello Stato e della Regione, dalla giustizia alla sanità, dalla sicurezza alla Camera di Commercio. Il dibattito seguente ha inevitabilmente evidenziato le difficoltà di questa prospettiva, legate soprattutto alla mancanza di visione della classe politica. Il Sindaco di Fermo, Nella Brambatti, ha rappresentato la miopia e l’opportunismo di vari esponenti locali, specie ascolani. Tommaso Fattenotte ha documentato, dati alla mano, la progressiva mortificazione del Fermano dopo la perdita dell’autonomia nel 1861 fino alla rinascita della Provincia nel 2003. Il rischio che si tenti, attraverso operazioni centralistiche a tavolino, un’annessione penalizzante piuttosto che un’integrazione feconda è molto serio e motiva le azioni in corso a tutela dell’attuale Provincia. Brambatti ha annunciato l’impugnazione presso il TAR, di concerto con la Provincia, del recente provvedimento del Governo, propedeutica ad una nuova eccezione di incostituzionalità dell’intero iter di riordino. Graziano Frenicchi, ex Direttore Generale della Carifermo, ha infine indicato le eccellenze produttive come possibile “faro” per un processo di integrazione, puntando sui luoghi di creazione di valore. Il Rotary di Fermo intende approfondire la riflessione, coinvolgendo le professionalità di cui dispone, gli altri Club della Provincia e quelli ascolani e maceratesi.
Luca Romanelli Apri presentazion: Il riordino delle Province - Prospettive e sfide per il territorio