Alla famiglia spetta ancora il compito di essere la “prima scuola di virtù sociali“ e la guida all’inserimento dei giovani nella società? Viviamo un tempo di grandi e rapide trasformazioni in tutti i campi e certo non è facile trovare delle giuste motivazioni per ognuna di esse, né possiamo negare un generale disorientamento che ha messo in dubbio non solo le tradizioni e le strutture sociali, ma anche i valori fondamentali. Il segno di questo cambiamento è riconducibile all’esigenza di un nuovo stile di vita, di nuove forme di rapporti e di modi nuovi di testimoniare certi valori, che pur sempre restano ancoraggi imprescindibili al nostro vivere sociale. Il cambiamento in atto, infatti, annuncia la riscoperta delle nostre radici in una prospettiva rinnovata, che ci impegna a trovare forme diverse di rapporti ed un nuovo stile di vita con gli altri nel pieno rispetto delle diverse culture. Tra i cambiamenti che registro in questo nostro tempo, connotato da così tanta violenza, c’è la nostra capacitò di amare, convinta come sono che senza amore non si può fare del bene a nessuno. Sì, nella famiglia il cambiamento. Essa deve interrogarsi per comprendere se è a causa della sua difficoltà di amare in modo nuovo che le riesce così difficile educare. La funzione educativa primaria è nella famiglia ed è determinante per lo sviluppo armonico della personalità dei figli, in quanto condiziona, a volte in modo decisivo, il loro essere adulti. Nella famiglia le relazioni educative coinvolgono tutti i membri e così si crea un clima educativo che è diverso da interventi educativi specifici, perché non è intenzionale, ma è dato dall’apporto di ciascuno e si accresce ad opera di tutti, nessuno escluso! Credo fermamente nell’educazione familiare come ad un’educazione “indiretta” e “continuativa” e non certo frutto di interventi educativi specifici: è dall’esperienza della vita quotidiana, dall’ascolto di parole, dall’esempio di azioni, che si educa; gli avvenimenti incarnano i valori e li rendono imitabili nel bene e nel male! Un ambiente familiare connotato da queste caratteristiche, immerso nel suo “ clima educante” è capace di resistere alla trasformazione in atto nell’ambiente culturale e multietnico contemporaneo, ma soprattutto non teme smentite perché la bontà e la verità che si costruiscono con la testimonianza e con l’esempio del vivere quotidiano non potranno mai essere negate. In questi anni abbiamo registrato le condizioni difficili della famiglia in relazione alla sua funzione educativa per effetto di quelle trasformazioni e di quei mutamenti di cui si parlava. I genitori ammettono di non sapere cosa fare e come orientarsi con i figli; i figli chiedono ai genitori sicurezze e valori per i quali valga la pena di impegnarsi, ma nei genitori sembra ormai evidente la tentazione di delegare ad altri responsabilità e competenze. Senza dubbio la funzione educativa della famiglia si trasforma profondamente nello spazio di una generazione, ma le difficoltà non devono certo portare all’abdicazione di responsabilità, semmai devono condurre ad una più sollecita divisione delle competenze. La giusta pluralità delle istituzioni educative (scuola, associazioni, parrocchia…) trova in ciò il suo motivo di essere, ed offre allo stesso tempo un prezioso aiuto integrativo perché nessuna famiglia mai è stata in grado di assolvere da sola il compito educativo. La scuola impone un’azione educativa di corresponsabilità, nel rispetto e nella valorizzazione delle single competenze, nella convinzione che vada ribadita e difesa l’insostituibile funzione della famiglia. Risulta quindi fondamentale operare con le famiglie nella certezza che le difficoltà che incontriamo nel dialogo educativo devono stimolarci a scoprire e a riscoprire i valori di sempre attraverso modi nuovi per interpretarli e viverli. Famiglia e scuola possono sperimentare un nuovo stile educativo che da una parte cerchi di evitare alla famiglia l’errore di considerarsi autosufficiente, dall’altra eviti la facile tentazione di delegare irresponsabilmente ad altri ciò che le compete inderogabilmente. Emerge allora il valore della sinergia tra famiglia e scuola ed il buono che essa produce: il criterio da seguire è quello della collaborazione. La famiglia, che ha dato al bambino un ambiente favorevole per la sua crescita personale, lo guida nella vita sociale dove troverà ciò che gli sarà necessario per maturare come cittadino. Ogni ambiente educativo offre esperienze e contributi propri, così la scuola, i gruppi sportivi, le associazioni, la parrocchia daranno spunti di crescita diversi al bambino, fondamentali per la sua maturazione umana. L’dea centrale di questi momenti sta nell’alleanza educativa: solo lavorando insieme si può superare questo grande disorientamento. La sinergia diventerà strategica se noi adulti sapremo essere sufficientemente umili, rispettosi delle competenze altrui, reciprocamente disposti allo scambio di idee ed esperienze, ma soprattutto aperti all’altro. Credo che educare significhi principalmente insegnare ad amare: nessuno è capace di amare se non è mai stato amato ed ognuno ama come è stato amato; l’unica chiave capace di aprire il cuore dell’uomo è ancora l’amore ed in questa società della conoscenza bisogna saper affermare, con voce ferma, che non si può conoscere senza amare!
Stefania Scatasta